Vivo così, coi sogni piegati in valigia mischiati ai vestiti da scena

Locale sulla Spiaggia | Alex, Nalani, Roland, Shanai

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    Roland Sallister Deschain
    28 anni // Furto/Assorbimento di poteri //Cacciatori
    Roland iniziava a non sopportare più l'ipocrisia della società Sallisteriana, ma si rendeva conto di non potersi sottrarre di punto in bianco dalla vita mondana; invero, le sue assenze dalla scena pubblica erano già state notate. Bisbigliano già, Roland gli aveva riferito Jake: in quelle ultime settimane, infatti, Roland non si era fatto vedere poi molto alle varie serate di gala organizzate per l'alta società, occupato com'era a sistemare i suoi affari e a cercare di tirare le somme di quell'ultimo anno: doveva trovare un modo per conciliare la rivoluzione, il Pandemonium con il ruolo che doveva interpretare in società... e con il suo matrimonio. Mentre scendeva dalla sua auto e porgeva le chiavi agli addetti affinchè glie la parcheggiassero, rivolse uno sguardo all'anulare della sua mano sinistra, lì dove svettava la sua fede. Se avesse deciso di sfilarsela per osservarne l'interno, avrebbe letto senza alcuna difficoltà la piccola incisione: una data, il 21 Agosto e una "N". Sorrise, nel guardare quel piccolo anello, prima di infilare la mano nella tasca dei pantaloni, in un gesto forse poco elegante ma necessario: i fotografi fuori dal locale si sprecavano e l'ultima cosa di cui Roland aveva bisogno era di finire sulla copertina dei giornali a causa di quel matrimonio segreto, poichè tutti avrebbero iniziato a fare troppe domande scomode a cui lui non voleva rispondere. Gli avrebbero chiesto chi era lei e perchè non si erano mai visti assieme in pubblico e altri quesiti del genere. Sì quello sarebbe stato uno di quegli scoop succulenti che avrebbero mandato in visibiglio la società dabbene di Sallister, ma anche il popolino. E già lo vedeva, suo Padre, che lo invitava a cena chiedendogli di portare la sua novella sposa così che lui potesse conoscerla... e no, l'idea di portare Nalani a cena in una delle lussuose abitazioni del Governatore non gli andava per niente a genio. Mentre attraversava i pochi metri che separavano la strada dall'ingresso del locale adibito per quel ricevimento, Roland rivolse un sorriso freddo, di circostanza, ai giornalisti presenti, mentre si domandava se avrebbe visto o meno Nalani quella sera: non aveva avuto il tempo materiale di scriverle per chiedere se avrebbe presenziato a quell'incontro, ma riteneva che sì, avrebbe visto sua moglie quella sera. A quegli eventi dell'alta società, infatti, si accedeva solo sotto invito e i Direttori venivano invitati spesso, sebbene non sempre presenziassero, visti i loro numerosi impegni. Quell'evento era forse un pò di nicchia rispetto ad altri, ma Roland aveva fatto recapitare da uno dei suoi fedelissimi un biglietto a casa di Nalani, in cui le faceva sapere che quella sera lui sarebbe stato presente; un'informazione come un'altra, ma il Cacciatore era curioso di sapere se lei lo avrebbe raggiunto. Sarebbe stato il loro primo evento pubblico da sposati, la prima occasione dopo la festa di beneficenza per mostrarsi insieme in pubblico, il momento propizio per testarsi e capire se sarebbero riusciti a mantenere la facciata e le distanze: il fatto che fosse un evento passato per lo più in sordina rendeva quel ricevimento il banco di prova perfetto per capire se sarebbero davvero riusciti a fingere indifferenza, visto e considerato che non potevano permettersi di far sapere del loro recente matrimonio.

    Nome prego? domandò uno degli uomini della sicurezza all'ingresso, scrutandolo da capo a piedi, mentre Roland si sistemava la cravatta grigia Oh, Signor Sallsiter, buonasera aggiunse subito dopo E' da solo o ha un'accompagnatrice? gli domandò la guardia, mentre il figlio del Governatore scuoteva il capo Sono solo rispose tranquillamente, mentre l'uomo cancellava il suo nome dalla lista e gli faceva cenno di avanzare. Roland sapeva che a quell'evento ogni invitato aveva la possibilità di portare con sé un'accompagnatore non presente in lista e sebbene portare qualcuno con sé avrebbe potuto allontanare eventuali sospetti da Nalani, non se l'era sentita di presentarsi con qualcun altro, non dopo aver scritto a sua moglie che lui sarebbe stato presente: preferiva passare la serata da solo, nel caso, piuttosto che indossare una doppia maschera. No, una bastava e avanzava per lui. Un volta all'interno del locale, il Cacciatore si concesse la possibilità di ammirarlo: era un ristorante che sorgeva sulla spiaggia della Capitale, con una grande terrazza che, posizionata su una scogliera artificiale costruita appositamente per il locale, si affacciava sul mare; la costruzione era interamente in legno e parte della struttura mostrava i segni lasciati dalla salsedine... non propriamente un luogo adatto per un ricevimento in pieno inverno, ma non era compito di Roland sindacare sulle location di simili eventi. Siccome la maggior parte del locale presentava grandi vetrate per godere della vista sul mare e sulla spiaggia, anche all'interno del grande salone la temperatura non era particolarmente elevata, dunque il Cacciatore superò il guardaroba senza lasciare la giacca del suo completo gessato in custodia, preferendo tenerla indosso. I passi di Roland lo portarono ben presto nei pressi di una delle grandi vetrate per osservare l'esterno: il sole stava tramontando sull'orizzonte e tingeva di rosso la spiaggia, lì dove quell'estate una tartaruga della specie Caretta Caretta era andata a deporre alcune uova. Le Caretta Caretta, specie di tartarughe in via d'estinzione, solitamente tornano sempre nella spiaggia dove sono nate a deporre le loro uova e gli abitanti della Capitale avevano colto quella notizia con stupore e ammirazione, a tal punto che si era deciso di rendere quella porzione della spiaggia zona naturalistica protetta e Sallister, nella sua magnanimità e nel suo amore per l'ambiente e per la natura, aveva deciso di far chiudere a fine stagione il locale dove si stava svolgendo quel ricevimento per trasformarlo in un laboratorio di ricerca. Ovviamente, era tutta una trovata d'immagine poichè, se Sallister fosse stato un pò più furbo, avrebbe costruito il laboratorio in un'altra zona, non a ridosso della zona dove, negli anni a venire, le tartarughe della nidiata sarebbero tornate a deporre le loro uova. Non serviva una laurea in biologia, infatti, per sapere che le luci artificiali disorientano le tartarughe appena nate, rischiando di deviare la loro corsa verso il mare. Costruire lì il laboratorio, di conseguenza, rischiava di essere controproducente e meglio sarebbe stato limtiarsi a chiudere quel locale pagando un'indennizzo ai proprietari. Ma no, tu dovevi farti pubblicità vero? si domandò mentalmente Roland, dando le spalle alla grande vetrata per tornare ad osservare il salone,alla ricerca di eventuali visi noti. Di Alyssa Crowley, la sua Direttrice, non vi era traccia ma, del resto, si sarebbe stupito nel vederla lì: la Direttrice dei Cacciatori non era certo la donna che frequentava simili eventi. Anche di Lilian Cheveer non vi era traccia... e forse, per lui, era meglio così. Adam Miller invece, il Direttore degli Insicuri, era fermo in piedi accanto al buffet e sembrava concentrato solo ed eslcusivamente sui dolci, mentre teneva banco parlando di chissà cosa con i presenti... di animali, probabilmente, visto che, da quanto ne sapeva Roland, durante gli anni dell'Accademia il ragazzo aveva studiato biologia. Lui è uno degli invitati da cui dovremo tenerci alla larga commentò Allie nella sua testa, e Roland annuì tra sé e sé: Miller era in grado di leggere nel pensiero e l'ultima cosa che voleva fare era rivelare al Direttore degli Insicuri del suo matrimonio con Nalani. Decise dunque di rimanere lontano dal buffet e, ancora in piedi accanto alla finestra, fece scivolare la mano sinistra fuori dalla tasche, rivolgendo il suo sguardo verso l'ingresso del locale: la avrebbe vista entrare oppure la avrebbe attesa invano tutta la sera?
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    Nalani Eos
    24 anni // memoria eidetica // protettori
    Se qualcuno, qualche settimana fa, mi avesse domandato se avessi mai pensato di sposarmi, avrei risposto di no. Non perché non credessi nel matrimonio, ma perché convinta di avere già un marito. Avevo sposato il mio lavoro da ben prima della nomina a Direttrice ed ero stata convinta che mi sarei dedicata ad esso per il resto della mia vita e che nessuno avrebbe mai accettato di spartirmi con la mia Congrega poiché avrei sempre messo i Protettori al di sopra di qualsiasi desiderio o ambizione personale. Avrei sempre sacrificato me stessa per la mia congregazione, avrei sempre sacrificato me stessa per il Bene Superiore e quale altra persona, quale persona che amava e che voleva essere amata, avrebbe accettato un simile compromesso? Ma poi la situazione era cambiata. Io ero cambiata e, per quanto ponessi sempre la Congrega al di sopra di me stessa, per quanto desiderassi servirla e il suo bene, avevo anteposto me stessa, i miei sentimenti. Forse per la mia congregazione il mio matrimonio non era un bene, ma la mia felicità come poteva non essere un bene? Come avrebbe potuto portare disagi ai Protettori la mia serenità? Non erano stati quelli i pensieri che mi avevano animato quando avevo accettato la proposta di Roland: gli avevo detto di istintivamente, senza riflettere sulle implicazioni che una simile risposta avrebbero avuto sul mio lavoro. Avevo detto di perché io volevo sposarlo. Nalani, non la Direttrice, e volevo legarmi a Roland, non al Cacciatore. Per quanto non lo volessi accettare, per quanto certa che avrei lottato con tutte le mie forze, sapevo che avevamo poco tempo e nella malaugurata ipotesi che avessimo fallito, desideravo separarmi da lui sapendo di avergli dato tutta me stessa. Volevo che Roland fosse mio marito, volevo che ci fosse questa definizione su di noi, che eravamo sempre stati fuori da ogni etichetta, perché era tutto ciò che avevamo, tutto ciò che potevamo concederci. Non avremmo dovuto provare questi sentimenti, non avremmo dovuto rubare ogni istante possibile per incontrarci. Non, negazioni e limitazioni, solo paletti nella nostra vita e desideravo, per una volta, abbattere quei paletti, desideravo avere qualcosa che testimoniasse che Roland non era solo un sogno, che Roland era reale e mi apparteneva, così come io appartenevo a lui, a prescindere dai nostri ruoli, a prescindere dalle Congreghe che avevamo scelto da diciottenni. Il tempo mi stava portando via l'uomo che desideravo al mio fianco, la società mi impediva di condividere quel poco che ci restava accanto a lui. E quindi cosa rimaneva se non una firma su un documento di carta e quell'anello perfettamente identico che suggellava il nostro impegno? Era l'unico simbolo che avevamo, l'unico appiglio che avevamo per affermare noi stessi.
    Non avevo pensato al matrimonio, però, fino a quando non era stato Roland a proporlo. Ma accettare era stato così immediato che era come se la proposta fosse partita anche da me. Come se non ci fosse stata una via differente. Erano passate poche settimane da quel pronunciato di nascosto e ancora nessuno sapeva. Dovevo dirlo a mio padre e mio fratello, volevo dirlo, ma forse scioccamente, forse egoisticamente, volevo godermi quegli istanti di quiete ancora per un po'. Sapevo che gli Eos non avrebbero mai approvato, che avrebbero tentato di farmi ragionare e l'ultima cosa che desideravo era una faida tra la mia famiglia di appartenenza e la nuova famiglia che avevo creato quella notte del 21 Agosto. Biasimavo il mio atteggiamento, biasimavo il mio individualismo, ma volevo preservare Roland e i miei familiari da uno scontro praticamente già annunciato. Eppure desideravo informare Gareth e Georg di mio marito, desideravo renderli partecipi della mia felicità. Felicità che sarebbe stata completa solo se avessi potuto trascorrere ogni istante libero in compagnia di Roland, ma sapevo che chiedere un simile regalo sarebbe stato eccessivamente esigente. Avevo già chiesto e ottenuto troppo, ora dovevo accontentarmi e sopportare la nostra lontananza. Mi mancava Roland. Ogni volta che ci salutavamo, ognuno pronto a tornare alla propria vita e a mettere in scena il proprio ruolo, ogni volta che mi vedevo riflessa nei suoi occhi per l'ultima volta, senza sapere quando e se ci saremmo rivisti, sentivo una profonda stretta allo stomaco e allora era tremendamente semplice pensare a quella baita in montagna e sognarci suoi inquilini per il resto delle nostre vite. Ma non sarei mai scappata, non avrei mai accettato, nella realtà, quella vita di isolamento sapendo cosa avrei abbandonato. Ero la Direttrice dei Protettori e finché fossi stata incaricata di quel ruolo non avrei mai smesso di adempiere ai miei doveri. E se anche alle prossime elezioni non fossi stata rieletta, avrei seguitato a servire i miei confratelli e le mie consorelle. Sarei tornata operativa sul campo, sarei divenuta un'Assistente, non mi importava: la mia vita era per i Protettori. Ma sebbene avessi consacrato la mia vita ai Protettori, era un Cacciatore che mi mancava, così come mancava l'ossigeno. Dal giorno delle nostre nozze, la mia vita non era cambiata particolarmente: trascorrevo ancora gran parte delle mie giornate in Accademia, nel mio ufficio, a lavorare per preservare l'ordine, riuscendo a ritagliarmi pochi spazi per me, attimi durante i quali, in Congrega, venivo sostituita dai miei Assistenti. Ma, per non destare sospetti, mi definivo sempre reperibile in caso di necessità. Quindi le mie abitudini non erano affatto mutate: non ero mai stata portata per la vita sotto i riflettori e anche prima di Roland spendevo il poco tempo libero che mi era concesso lontano dalla Capitale, sulle mie montagne. Era una fortuna poiché almeno sotto quel punto di vista ero insospettabile ed era una menzogna in meno. Detestavo mentire, e mi sentivo disonesta, colpevole di una falsità che mi disgustava, ma sapevo che non c'era altra soluzione. Non potevo uscire allo scoperto: nessuno avrebbe capito e, ad ogni modo, prima avrei dovuto far comprendere a mio padre e mio fratello le mie azioni. Avevo pensato di invitare Roland ad una cena a casa di mio padre per introdurlo ai miei familiari. Nel mio appartamento l'atmosfera sarebbe stata più neutrale, considerando quanto spesso entrambe le parti lo frequentassero, tuttavia a casa mia, Gareth e Georg se ne sarebbero potuti andare. A casa loro, invece, avrebbero dovuto ascoltarmi. E dare un'occasione a Roland. Ma non era ancora il momento e quindi allontanai il pensiero della cena dalla mia mente.
    Avevo ricevuto un messaggio da parte di mio marito nel quale mi informava che avrebbe presenziato a una serata dedicata alla sensibilizzazione su una particolare specie di tartarughe marine che avevano scelto una specifica area della spiaggia della Capitale per deporre le uova. Non ero particolarmente informata sull'argomento e, se Roland non mi avesse fatto sapere che ci sarebbe stato, avrei semplicemente evitato di presentarmi barricandomi dietro la scusa del lavoro per non essere tacciata di mantenere un'attitudine eccessivamente schiva e poco incline alla socializzazione con membri di altre Congreghe. Avevo deciso che vi avrei partecipato, quindi quella sera avevo lasciato l'Accademia prima del mio solito così da poter tornare a casa e prepararmi per l'evento. Avevo fatto confezionare l'abito un paio di settimane prima e, avvalendomi di una stazione del teletrasporto in brevi istanti mi era stato possibile raggiungere la stazione gemella a poca distanza dal ristorante. Una volta varcata la soglia del locale, lasciai il bolero in pizzo che indossavo sopra l'abito al guardaroba salvo poi guadagnare la sala. Mi domandavo se Roland fosse già arrivato, ma sapevo bene di non poterlo individuare tra gli invitati: non desideravo, difatti, che qualcuno mi notasse cercare una persona non ben definita tra i presenti. Non fu necessario, tuttavia, che osservassi a lungo gli altri invitati (un numero esiguo, in ogni caso, rispetto alla maggior parte degli eventi élitari organizzati da Sallister) perché, con una familiarità a cui ormai ero abituata, i miei occhi si posarono naturalmente, come metallo attratto da un magnete, sulla sua figura. Fu un contatto di un rapido istante, subito reciso poiché spostai l'attenzione al tavolo del buffet, dove individuai il Direttore degli Insicuri. In quel momento casualmente, mentre discorreva con alcuni invitati che sembravano affascinati dalle sue parole, voltò il capo nella mia direzione, permettendomi quindi di distendere le labbra in un sorriso diplomatico e salutarlo con un cenno del capo. In tal guisa avevo evitato di avvicinarmi a lui e, allo stesso modo, non ero parsa la rigida Direttrice dei Protettori che a stento rivolge la parola ai suoi colleghi.
    Un cameriere mi si avvicinò offrendomi il vassoio su cui svettavano diversi flûte di spumante, così recuperai un calice, trassi un sorso, e mi avvicinai ad Agenor Hodiak, proprietario del colosso finanziario Hodiak-Grainger. Protettore, come praticamente tutti i membri della sua famiglia. Caso volle, che Agenor fosse a poca distanza da Roland. Ma non potevo non salutare uno dei Protettori più influenti, a livello economico, della società. L'uomo stava osservando la veduta dalle grandi vetrate del ristorante, così richiamai la sua attenzione posandogli delicatamente una mano sul braccio. Scambiammo qualche parola, poi Agenor venne raggiunto dalla moglie, Elizabell, che mi rivolse un caldo sorriso. Domandai del figlio, James: aveva due anni più di me e quindi avevamo frequentato l'Accademia per un breve periodo assieme. Concluso l'argomento sulla galleria d'arte di James, congedai i coniugi con un cenno del capo, consentendo loro di avvicinarsi al tavolo del buffet. Rimasta sola, fui io a voltarmi verso l'oceano che si apriva innanzi ai miei occhi e fu scontato, naturale, paragonare quella veduta a quella di cui avevo goduto dal White Moon, ormai diversi mesi fa. Ma non mi curavo del panorama: percepivo la presenza di Roland a poca distanza da me, ed era quella che cercavo.
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    Edited by skyfäll - 19/1/2017, 20:14
     
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  3. lümõsmäxïmä
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    Alex Michael Maguire
    22 anni // Purificatore d'anime // Salvatori
    Quella sera io e Shanai eravamo stati invitati in un locale, la curiosità era tanta e la classe non doveva mancare. Ero felicemente nella mia stanza a decidere cosa mettermi prima di andare a farmi una doccia. Quando il getto d'acqua mi colpì è come se avesse svegliato emozioni dentro di me rimaste a dormire da un bel pò. Rabbia, tristezza, amore...sentimenti che si altalenavano dentro di me al solo pensiero di Nalani. Ora c'era Shanai e mi ero ripromesso di non far sofrfrire qualsiasi ragazza avrei mai avuto al mio fianco ma era più forte di me nel non pensare a lei. Una volta chiusa l'acqua rimasi nella doccia - Perchè? Perchè ora che avevo trovato la felicità con Shanai? Cosa manca in lei che ha solo Nalani? - mi domandai uscendo dalla doccia e afferrai un'asciugamano che legai alla vita. Lentamente mi infilai la camicia, i pantaloni e tutto il resto.Ero perfettamente pronto a tuffarmi in quella serata con Shanai. Quella sera non avevo voglia di prendere la moto perciò approfittai dell'occasione e domandai la macchina in prestito a qualche amico. >Forse era giusto attendere Shanai e iniziai ad aggeggiare allo stereo, cambiavo frequenza alla velocità della luce. Riconoscevo le canzoni da solamente poche note, eppure non erofissato con la musica era una cosa che avevo e basta. vivo così, coi sogni piegati in valigia mischiati ai vestiti da scena. Giuste parole, avevo certamente trascorso i giorni in completa confusione ma alla fine ero così, prendevo quello che succedeva senza scrupoli, se la storia tra me e Shanai sarei tornato a casa a leccarmi le ferite per poi uscire nuovamente come se non fosse successo niente ma quando si parlava di Lei era difficile buttar giù qualsiasi cosa eppure pensavoc ehe sotto sotto sapeva che a me piaceva e forse anche er questo mi teneva lontano. Se fosse servito avrei venduto l'anima anche al diavolo solo per passare la mia vita con lei...se avessi conosciuto mai Lucifero avrei dovuto fargli questo patto ma non esisteva nella vita terrena e nessuno era peggio di lui. A no peggio di lui o simile a lui era Alyssa....ben resto potevo proporle un patto ma non so se avrebbe accettato visto che a lei Nalani non interessava minimamente...controllai il cellulare e trovai il numero di Alyssa. La tentazione era tanta e la voglia pure...in quell'istante lo sportello del passeggero si aprì sicuramente era Shanai.
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    Lo so ma dopotutto Alex è con Shanai perciò dovevo attenderla XD e per Alyssa....c'è tempo, c'è tempo.
     
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  4. Angy_Taby
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    62FsLgo
    Shanai Fair
    23 anni // controllo dell'aria // Salvatori
    Con mio estremo piacere quel giorno venni invitata ad una festa davvero particolare adatta solo per i Direttori e pochi fortunati eletti. Alex essendo il Direttore della mia Congrega aveva accettato l'invito e aveva pensato bene di invitarmi. In un primo momento rimasi completamente senza parole perchè quello voleva indicare qualcosa di grande e forse speciale per noi. Per l'occasione optai per un look davvero sobrio ed elegante: un vestito lungo nero con lo scollo sulla schiena, a maniche a tre quarti. Avevo inoltre abbinato il coprispalle alle scarpe e alla borsa. La parte più difficile per me era stata quella di far entrare tutto nella minuscola borsa che avevo scelto con cura. Sì perché un'artista come me non andava mai in giro senza il suo kit di sopravvivenza. Ovviamente il trucco era stato proposto da Oliver, che come sempre si era trasformato in consigliere, confidente e più ne ha più ne metta. Come gusti ci sapeva proprio fare. Una volta grazie ai suoi gusti, mi salvò da una brutta figura. Ricordo soltanto che dovevo fare bella impressione alla casa editrice a cui mi ero proposta.
    Dunque emozionata come non mai mi sistemai i capelli in una favolosa acconciatura e mi spruzzai il mio profumo preferito, il Dolce and Gabbana Light blue. Prima di uscire presi tutto l'occorrente e mi diedi un'ultima vera guardata e raggiunsi il mio ragazzo, che mi stava aspettando in macchina. E la moto che fine ha fatto? Ciao! Pronto per la serata? Io sono molto emozionata ad esser sinceri... mi sporsi e lo baciai, prima di metterci in moto per il luogo dell'incontro, il quale doveva essere sicuramente stupendo ed affascinante. Spero vivamente di essere all'altezza delle aspettative e di far fare bella figura ad Alex.
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    spero che il post vada bene...


    Edited by Angy_Taby - 22/1/2017, 11:08
     
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    28 anni // Furto/Assorbimento di poteri //Cacciatori
    Se c'era una cosa che Roland non aveva ancora capito e che, probabilmente, non avrebbe compreso mai appieno, era l'attaccamento dell'alta società per certi eventi mondani: sembrava che le famiglie più influenti, quelle più vicine a Sallister, non potessero fare a meno di organizzare eventi: che fossero pranzi, cene, ricevimenti o conferenze sulla tal innovazione scientifica o tecnologica, ogni settimana vi era almeno un evento, più o meno di nicchia, a cui prendere parte e il Figlio del Governatore non avrebbe mai capito dove certi individui trovassero il tempo per essere sempre presenti. Coloro che avevano delle attività da gestire, infatti, non erano sempre presenti e a volte lasciavano ai figli o a rappresentanti della loro compagnia il compito di presenziare a quegli eventi, specie se di portata minore. Agli incontri di spicco, di punta, al contrario, non mancavano mai: improfumati e avvolti nei loro completi d'alta sartoria, avrebbero fatto sfigurare le famiglie nobili del passato. Alle feste in Arena, al contrario, era raro trovarli, non tanto perchè fossero eventi più giovanili nella stragrande maggioranza delle circostanze, quanto piuttosto perchè preferivano evitare un certo tipo di individui che vi prendevano parte. Si perchè anche le famiglie alto-borghesi erano tenute a scegliere una Congrega di appartenenza a cui essere fedeli, ma agli eventi di gala dell'alta società non era raro vedere individui appartenenti a Congreghe diverse intenti a conversare o a stringere alleanze o sottoscrivere accordi. Dunque non era tanto il rischio della cooperazione forzata - tramite gli eventi pubblici che si tenevano nell'Arena Sallister tentava di mostrare come fosse possibile, per le Cinque Congreghe, coesistere pacificamente - a tenere i ricchi lontano dall'Arena, quanto piuttosto la possibilità di incontrare il popolino. Perchè rapportarsi con la gente comune in simili eventi quando ci si poteva rifugiare nei balli o nelle cene di gala risevati all'elite pochi giorni dopo? Era uno spreco di tempo e di energie che quasi nessuno di loro compiva e Roland lo sapeva bene poichè, pur non avendo presenziato molto spesso alle celebrazioni nell'Arena, aveva sempre fatto in modo di avere occhi ed orecchie in loco.

    Di conseguenza, nonostante l'evento di quella sera fosse abbastanza di nicchia - prova ne era l'assenza di alcuni dei Direttori, con l'eccezione di Miller che nutriva un personale interesse nel benessere della fauna della Capitale sin da tempi non sospetti, quando ancora era noto per il suo lavoro di modello e non per quello di Direttore degli Insicuri - non si stupì nel vedere volti noti anche di persone che, notoriamente, non avrebbero avuto alcun interesse a presenziare ad una campagna di sensibilizzazione nei confronti delle tartarughe. In fondo, quella era anche un'occasione per osservare, oltre che per stipulare alleanze: la presenza o l'assenza di una determinata persona poteva dire molto in quel complicato meccanismo che era l'alta società Sallisteriana, in cui Roland occupava da poco il ruolo di giocatore attivo. Sino alla sera in cui aveva rivelato di essere figlio di Sallister, in pochi lo avevano preso in considerazione per quei giochi di potere, ma ormai le cose erano cambiate e non poteva più limitarsi a presenziare ed osservare: doveva iniziare a giocare, volente o nolente. L'avvicinarsi di Ivan Voznesenskij Senior, ne era la prova: non poteva fingere di non essere nessuno. Quando il Cacciatore gli rivolse la parola e gli tese la mano, Roland gli rivolse uno dei suoi migliori sorrisi mentre la stringeva. I Voznesenskij erano tutti Cacciatori ed erano i principali Architetti di Sallister e della sua società, nonchè proprietari di un immenso circolo golfistico presente sul territorio di quella città. Non era la prima volta che il figlio di Sallister parlava con il capofamiglia Voznesenkij, poichè egli era l'Architetto che aveva costruito, su sue precise direttive, Villa Deschian; inoltre, il destino di Roland sembrava legato a doppio filo a quello della famiglia di costruttori. Ivan Senior aveva due figli, uno dei quali era morto proprio per ordine di Roland: entrambi i suoi figli - che l'uomo, nel suo egocentrismo, aveva chiamato entrambi Ivan - avevano militato in una cellula di Cacciatori estremisti, mandante dell'attentato a Nalani. Era stato lui, tramite i suoi uomini, a sradicare quella cellula con un'azione congiunta, sventando ulteriori attentati; nessuno ai piani alti lo sapeva, ma Roland non lo aveva fatto per la gloria, ma solamente per mettersi al sicuro e per mettere al sicuro sua moglie. Richiamata, forse, dal corso dei suoi pensieri, la Direttrice dei Protettori fece il suo ingresso in sala proprio in quel momento: Roland riuscì a scorgerla oltre la spalla di Ivan, in un attimo di distrazione del Cacciatore che si era voltato per prendere due calici dal vassoio di un cameriere. Avevano brindato, lui e Voznesenskij a "nuove propizie collaborazioni", poi l'uomo si era allontanato e Roland era rimasto accanto alla vetrata a sorseggiare il vino; aveva poi rubato un vol-au-evnt di gamberi e zucchine da un vassoio ed era tornato a rivolgere il suo sguardo all'esterno, mentre con la coda dell'occhio vedeva Nalani conversare con altri invitati non molto distante da lui.

    Non ebbe bisogno di voltarsi per capire dove fosse andata a conversazione conclusa, poichè la scorse con la coda dell'occhio e ne avvertì la presenza accanto a sé: non abbastanza vicina da destare troppi sospetti ma neanche così lontana da essere irraggiungibile. Gli sarebbe bastato allontanare di poco la mano destra dal proprio fianco per sfiorare con le sue dita la pelle candida del suo braccio, per poi intrecciare le loro dita: gli sarebbe bastato passare il calice di vino nella mano sinistra e allungare la mano per mandare a quel paese ogni riservatezza, ogni precauzione presa da quando si erano sposati. Sarebbe bastato quel semplice gesto per uscire allo scoperto, per mostrare al mondo che ogni cosa era possibile, anche un matrimonio tra il figlio rinnegato di Sallister e la Direttrice dei Protettori; anche quel gesto sarebbe stato ribellione, sarebbe stato a suo modo rivoluzione. Mostrarsi a tutti significava uscire dalle imposizioni della società, fregarsene delle conseguenza, gridare al mondo la propria indipendenza, in virtù della quale loro si erano sposati, dimostrando che la regola fondamentale su cui si basava quel sistema sociale - La Congrega prima di tutto - nulla poteva contro l'amore. Tuttavia, Roland non lo fece e rimase a fissare l'orizzonte, sorseggiando lentamente il vino. Per diversi minuti, né lui né Nalani parlarono: sembrava guardassero il panorama, ma in realtà lui la osservava dal riflesso del vetro, senza fiatare. I suoi occhi correvano sulla sua figura avvolta in quell'abito rosso e non aveva bisogno di avvicinarsi a lei per vedere come i loro abiti sembrassero quasi complementari, come se li avessero comprati assieme e si fossero accordati per indossarli quella sera. Ma nulla di tutto ciò sarebbe stato vero: si erano dati appuntamento lì, ma non avevano organizzato nulla e il caso aveva voluto che le cose andassero così; il caso o forse quel forte legame che esisteva tra di loro, chi poteva dirlo? Quando un cameriere di avvicinò di nuovo a loro con un vassoio vuoto, Roland si voltò finalmente verso Nalani, con la scusa di lasciare il calice ormai vuoto sul supporto in metallo, affinchè venisse portato via. Incantevole commentò poi, lasciando che i suoi occhi azzurri si incatenassero a quelli di lei per un breve istante, mentre tornava a guardare fuori dalla vetrata la vista, lei non trova, Signorina Eos? le domandò, usando quel tono formale che aveva caratterizzato i loro primi incontri; quasi non la conoscesse, quasi Nalani non fosse sua moglie. Tono distaccato, di cortesia, quasi freddo sebbene una nota di colore fosse sfuggita al suo controllo nel momento in cui aveva pronunciato quella prima parola, quell'Incantevole, riferendosi a lei, non di certo ad uno dei tanti tramonti che avrebbe potuto ammirare in qualunque altro momento.
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    Nalani Eos
    24 anni // memoria eidetica // protettori
    Era difficile, tremendamente difficile non voltarmi verso Roland, non avvicinarmi a lui, abbracciarlo e posare il capo sul suo petto. Erano così rare le occasioni a nostra disposizione per vederci che reputavo fosse un terribile spreco costringerci alla lontananza ora che eravamo a pochi passi l'una dall'altro. Ma non potevamo mostrarci a tutti: non ero pronta per le conseguenze di un simile gesto. Avvicinarmi a Roland aveva significato voltare le spalle a tutto il mio mondo e sebbene non avessi rimpianti, sebbene Roland fosse l'unica persona all'infuori dei membri della mia ristretta famiglia in grado di rendermi completamente e totalmente felice, espormi con lui significava rinnegare il sistema, quello stesso sistema che proteggevo. Inseguivo il fine ultimo del Bene Supremo, dell'Equilibrio portato al di sopra di qualsiasi altro concetto o ideale. Difendevo l'equilibrio professato da Sallister perché sapevo che senza equilibrio ci sarebbe stato solo caos, ci sarebbe stato disordine e probabilmente la nostra società non sarebbe sopravvissuta. Eravamo riusciti a salvarci dallo sterminio solo grazie all'intervento del Governatore ed era solo grazie alla società che egli aveva istituito che eravamo ancora qui, vivi. Ci eravamo risollevati dagli strascichi della Terza Guerra Mondiale ed ora vivevamo in un sistema che funzionava. L'Equilibrio era la mia missione e l'avrei perseguita fino al mio ultimo istante di vita. Ero stata cresciuta per questo, per prendere il mio posto nella macchina perfettamente oliata del Governatore. Talvolta mi ero soffermata a riflettere su come sarebbe stata la vita di tutti noi se la nostra società fosse stata improntata su un modello differente. Se fossimo tornati come prima dell'ultimo conflitto mondiale che ci aveva sconvolto. Indubbiamente avrei potuto sposare Roland, non ci sarebbero stati segreti o bugie: avrei potuto intrecciare le mie dita con quelle di mio marito lì, davanti a tutti, senza temere un giudizio o una ripercussione. Ma non ci sarebbe stato ordine, non ci sarebbe stato equilibrio. Quindi, ancora una volta, eccomi in conflitto: divisa tra ciò che desideravo e ciò che sapevo essere il meglio. Non potevo nemmeno indugiare nel sogno di una società differente solo per poter proseguire ad essere onesta, così come mi vantavo di essere. Non potevo indugiare nell'immagine di un mondo privo di Congreghe solo per poter essere la signora Sallister Deschain davanti agli occhi di tutti perché idealizzare un simile modello non mi avrebbe portato alcun appagamento, non ne sarei stata soddisfatta. Non potevo immaginarmi in un mondo sconvolto dal caos, dove l'ordine non fosse rispettato. Non avevo quindi alcun rifugio, alcuna isola mentale dove rifugiarmi quando ritenevo che la recita fosse troppo opprimente: avevo solo la realtà e dovevo farmi andare bene quella. Perciò mi limitavo ad osservare Roland nel riflesso della grande vetrata, fingendo di osservare il panorama al di là delle finestre, resistendo all'impulso di avvicinarmi a lui. Reggevo la flûte di spumante nella mano sinistra, quella impreziosita dalla fede. Un anello semplice, liscio, d'oro. Un gioiello all'apparenza privo di pretese, tutt'altro che ridondante, ma il più importante che avessi. Da quando lo avevo indossato, non me ne ero più separata e anche quella sera lo sfoggiavo davanti a tutti. Il nostro matrimonio era stato celebrato nell'assoluta segretezza e nessuno era stato reso al corrente di quella funzione, dunque a quell'anello potevano essere attribuiti svariati significati, non necessariamente quello corretto. Avrei potuto giustificarmi asserendo che fosse la fede di mia madre, che mio padre mi aveva fatto dono affinché portassi la mia genitrice sempre con me. Avrei potuto definirla una fedina di fidanzamento e sviare eventuali domande su chi fosse la mia compagna. C'era anche quell'aspetto che contribuiva a proteggere la nostra relazione: non era certo un segreto che mi fossi sempre legata a delle donne, in passato. Eloise era stata la mia relazione più importante e non mi ero mai nascosta con lei, sebbene fossi sempre stata estremamente riservata per quanto concerneva la mia vita privata. Ma non era raro che ci mostrassimo insieme, a cena in qualche ristorante o semplicemente mentre ci incontravamo nel territorio neutrale. Sentimentalmente non mi ero mai avvicinata ad un uomo, e quella consapevolezza poteva proteggere ulteriormente la mia relazione con Roland.
    Quando un cameriere ci si avvicinò per accogliere il calice vuoto di Roland, offrì ad entrambi la scusa per voltarci e finalmente intrecciare i nostri sguardi. Impedire ai miei occhi di riempirsi di amore nel riconoscersi nello sguardo di Roland fu un'ardua prova, ma riuscii a nascondermi dietro pareti di freddezza. Il contatto tra i nostri occhi si recise quasi immediatamente, troppo in fretta per quanto mi riguardava, ma non potevamo prolungarlo più a lungo. Assottigliai le labbra, fingendo un disappunto che non provavo, acceso dalla semplice libertà che egli si era preso nel rivolgermi la parola. «Sì» risposi asciutta, mentre imponevo al mio sguardo di non accendersi di una luce calda nel rilevare quel commento indirizzato a me, anziché al panorama che si apriva innanzi a noi. «Splendida vista» convenni concedendomi un nuovo sorso di spumante. Lasciai che il silenzio cadesse tra noi per qualche istante prima di prendere nuovamente la parola: «Non credevo fosse preoccupato della sorte delle tartarughe marine, signor Deschain.» Lentamente voltai nuovamente il capo verso di lui, senza perdere quell'aria altera e distaccata che mi aveva contraddistinto durante il nostro primo incontro. «Devo credere che abbia un cuore anche lei?» Modellare il mio tono e il mio volto non era difficile: ricordavo perfettamente quell'attitudine che avevo mantenuto al motel, quando lo avevo accusato dell'omicidio di due dei miei Protettori, dunque fingere in quel senso era tutt'altro che difficile, sebbene seguitassi a non sentirmi particolarmente a mio agio nel portare avanti quella menzogna.
    Sembrava che nessuno tra gli invitati fosse interessato alla vista che si godeva dall'edificio: si erano ormai formati diversi gruppetti in tutto il locale e il tono dei sussurri era così basso che si percepiva solo un mormorio indistinto. La verità era che ben pochi erano realmente interessati alla causa alla base di quell'evento. Forse, probabilmente, solo il Direttore degli Insicuri, ma per chiunque altro quell'evento era solo una scusa per stipulare accordi e alleanze. Non avevo mai particolarmente apprezzato questo genere di incontri, e probabilmente non mi sarei nemmeno presentata all'evento se Roland non mi avesse fatto sapere che vi avrebbe partecipato.
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  7. lümõsmäxïmä
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    Alex Michael Maguire
    22 anni // Purificatore d'anime // Salvatori
    Quando accesi il motore beh ci fu un silenzio troppo rumoroso, decisi di dirle qualcosa - << Beh menomale che hai il coprispalle perchè il mio indicatore di gelosia è abbastanza alto perciò stasera ti tengo d'occhio anche si ti allontani solo per andare alla toilette. Perciò sei avvisata!>> - law dissi accendendo la radio a volume basso per permetterci di parlare.
    Stringevo fortemente il volante che ci mancò poco che lo stessi rompendo - Divertiti con Shanai, divertiti e concludi qualche affare con qualche congrega piuttosto che preoccuparti del fatto che ci sia Nalani. Essendoci cinque congreghe speriamo che con una possiamo avere qualche accordo. - pensai tra me e me. Idee nuove dalla nostra congrega non nè avevamo ma la proposta da parte della Congrega dei Cacciatori ma anche qualche finanziamento in fatto di costruzioni per la Congrega non avrebbe fatto male. Dovevo giocar bene la carte della mia Congrega e scegliere qualcosa che avrebbe rivoluzionato essa. Una volta arrivati lasciai le chiavi al posteggiatore e un portiere aprì la portiera a Shanai - <<tranquilla tutto bellissimo all'inizio poi quando ti ci abitui vedrai che ti viene normale il tutto>> - le dissi scendendo dall'auto. Volevo che si sentisse tranquilla dopotutto non l'avrei mai lasciata sola in questi posti simili visto che non conosceva ancora l'ambiente. Sicuramente avrebbe capito in poco tempo dopotutto non era così difficile ambientarsi in quel mondo che in certi versi era figo e in altri oscuro. Salimmo i gradini e prendemmo l'ascensore - << Lo sai ti sfilerei questo vestito se non dovessimo presentarci a questa festa.>> - le dissi sorridendo prima di baciarla dolcemente. L'ascensore si fermò e le porte si aprirono davanti a noi,
    vedemmo un signore che aveva una lista in mano sicuramente era l'elenco dei presenti.
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    Alex fa l'entrata ad effetto TA-DAAAAAA!
     
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  8. Angy_Taby
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    Shanai Fair
    23 anni // controllo dell'aria // Salvatori
    Una volta in macchina,rimasi in silenzio per qualche istante per poter contemplare meglio l'abitacolo e soprattutto il mio ragazzo. Alex aveva scelto per quella serata un look da mozzare il fiato. Wow... Che cambiamento! Non mi era mai capitato prima di vederlo elegante e dovevo ammettere che il look scelto aveva un suo perché, rendendolo ancor di più affascinante. Alex notando il silenzio sceso, decise di romperlo, facendo apprezzamento sul mio abbigliamento. Avevo fatto un'ottima scelta e ciò mi diede un grande piacere. Attenzioni del genere da parte sua erano veramente nuove, tranne forse il suo lato protettivo. Scoppiai a ridere un po' imbarazzata per via della malizia. Uhm grazie. Non sei male neanche tu. Cercherò di stare attenta allora. Partimmo dunque per la nostra meta. Alex quel giorno però non sembrava del tutto tranquillo. Notando la forte presa sul volante, decisi di intervenire cercando di farlo calmare. Alex, se non te la senti possiamo sempre andare da qualche altra parte... per te non deve essere una passeggiata una festa del genere. Spero di riuscire a distrarti da N. Nalani sarà sicuramente presente. Dopotutto questa festa è per loro. Appoggiai la mia mano sinistra sulla sua, per dargli conforto. Alex una volta esser tornato in sè, ed aver raggiunto la fatidica destinazione, mi spiegò come comportarmi. Ok, credo di potercela fare... Tutto al più mi affiderò a te. Scesi dalla macchina, dopo che un portiere mi aprì la portiera. Seguii dunque Alex e senza accorgemene, ci ritrovammo a prendere l'ascensore. Il cuore prese a battermi forte nel petto, un po' per le parole di Alex e un po' perché mi stavo inoltrando in quel nuovo ambiente. Beh,
    la serata è appena cominciata...
    Il tempo di pronunciare queste parole che ci ritrovammo davanti ai buttafuori del locale,
    ai quali Alex diede i nostri nominativi. A questo punto non potevamo più tirarci indietro. Alex, pronto? Diamoci da fare! I buttafuori dopo aver controllato la lista ci fecero passare, facendoci entrare nel vivo della festa.
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    Edited by Angy_Taby - 3/5/2017, 23:42
     
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    Roland Sallister Deschain
    28 anni // Furto/Assorbimento di poteri //Cacciatori
    Erano poche le occasioni che lui e Nalani avevano a disposizione per incontrarsi: gli impegni previsti dall'agenda della Direttrice dei Protettori erano innumerevoli ed entrare in quell'infinità di appuntamenti era tutto fuorchè facile. Così Roland aspettava, sempre pronto a spostare i suoi, di impegni, per poter vedere sua moglie. Il fatto che il loro matrimonio fosse un segreto noto a pochi e la necessità di rimanere nell'ombra impediva al Cacciatore di portare sua moglie a casa sua e di condividere con lei anche il tetto sotto cui vivere. Il figlio di Sallister sapeva sin troppo bene che quello era un sogno utopico, effimero, che mai si sarebbe realizzato fintanto che suo padre fosse rimasto al potere. Il sistema della Congreghe minava alla radice quel quadro idilliaco che il Cacciatore riusciva ad immaginare con tanta facilità: non sarebbero mai potuti essere realmente insieme nella vita di tutti i giorni fintanto che Nalani fosse rimasta una Protettrice e lui un Cacciatore. Avrebbe potuto cambiare congrega, per lei: sarebbe stato facile, chiedere il trasferimento e date le sue credenziali, visto il suo lignaggio, sarebbe stato semplice accelerare i tempi. Ma entrare nei Protettori avrebbe significato arrendersi, piegarsi a quelle catene che suo padre imponeva ad ogni persona e Roland non intendeva dargli quella soddisfazione. Questo significava sacrificare la sua relazione? Forse, ma egli riteneva che non fosse il loro caso poichè nessuno dei due aveva timore di mostrarsi in pubblico in presenza dell'altra: forse non avrebbero avuto la possibilità di avvicinarsi quanto desideravano ma nulla impediva loro di trovarsi nella stessa stanza anche sotto gli occhi di tutti. A Roland, avere Nalani lì, bastava: poterla guardare anche solo per un istante era tutto ciò che chiedeva. Il suo tempo stava per finire, i granelli di sabbia correvano veloci e impietosi dunque se uno sguardo era tutto ciò che poteva avere, si sarebbe accontentato; ma avrebbe sfruttato ogni istante. Per quella ragione aveva scelto di recarsi a quell'evento, per quanto di nicchia esso potesse essere e anche se fosse dovuto rimanere tutta la sera lì, in piedi, con lo sguardo rivolto verso il mare, non avrebbe emesso un lamento. Chissà, magari avrebbe lasciato la sala in fretta, di lì a qualche minuto, seguito poi proprio da Nalani, come era successo al concerto. In ogni caso, quelle uscite pubbliche aiutavano il Cacciatore a tenere a bada sé stesso e i suoi impulsi: abbracciare Nalani, stringerla a sé, era per Roland come respirare. Ma ogni carezza era un rischio, ogni gesto un azzrdo, considerate le sue mortali capacità. Incontrare Nalani in mezzo alle persone significava tenerla al sicuro, proteggerla da incidenti come mai avrebbe potuto fare se fossero stati soli; certo, il concerto di primavera aveva smentito ogni pronostico, visto ciò che Roland aveva fatto, ma trovandosi in mezzo a così tanti individui i soccorsi sarebbero stati immediati, per la Protettrice. Se, al contrario, si fossero ritrovati a passare quella serata altrove, Roland non avrebbe avuto quella garanzia. Ora che erano sposati, ora che aveva preso un impegno di quella portata e che aveva accettato di avere dei doveri nei confronti della Protettrice, si rendeva conto di quanto avesse giocato col fuoco fino a quel momento: la cena al White Moon, il bagno nel lago, la scalata... ogni incontro rappresentava il lancio di un dado... no di una monetina. E la fortuna non poteva sorridere loro per sempre.

    Trovare una scusa, una qualsiasi, per voltarsi e parlarle, fu incredibilmente facile: più difficile sarebbe stato mantenere un tono distaccato, freddo, celando quell'amore che non chiedeva altro se non di poter uscire allo scoperto. I loro sguardi si intrecciarono per un secondo, prima che il figlio di Sallister tornasse a rivolgere il suo sguardo al panorama, grato alla grande vetrata che riproduceva per lui il riflesso della donna che amava. Le sue labbra si incresparono in un sogghigno nel sentire come Nalani aveva deciso di proseguire quella conversazione: ricordava quel tono di voce, quell'espressione infastidita, il tono distaccato con cui lei si stava rivolgendo a lui. Come dimenticare, del resto, il loro primo incontro? Ogni ricordo della vita della Protettrice sino al momento in cui le loro mani si erano sfiorate per la prima volta era marchiato a fuoco nella mente di Roland. Una mezza risata bassa e incredibilmente controllata abbandonò le labbra del Cacciatore mentre snudava i denti, mantenendo il suo sogghigno dipinto sul volto "Non c'è pericolo Signorina Eos: è tutta una recita per far breccia nel cuore di qualche ingenua fanciulla" affermò arricciando le labbra per trattenere l'ennesima risata "Del resto i Cacciatori non hanno un cuore, giusto? Non si lasci ingannare anche lei" aggiunse, rubando una tartina dal vassoio di un cameriere, ponendo così momentaneamente fine a quella conversazione. Buffo come gli venisse così naturale mentire, anche con lei: probabilmente era la forza dell'abitudine. O, molto più semplicemente, egli stava agendo con naturalezza. Una frase simile sarebbe potuta sfuggire alle sue labbra in qualunque momento, in qualunque circostanza, e non era poi così diversa dalle frasi che aveva rivolto a Nalani durante l'attentato al motel, prima che la situazione degenerasse. Anche quello era stato un gioco, sin dal principio. Aveva scherzato con lei sin da quando aveva aperto la porta della sua stanza, ritrovandosela davanti. Era stato sincero, all'epoca, convinto di non essere creduto; mentiva in quel momento, poichè certo che anche in quel frangente ella non avrebbe dato realmente peso alle sue parole. Gli Eos potevano considerarla una pazza o un'ingenua, ma Roland non si era mai preso gioco di lei né desiderava farlo: la sua non era una farsa e quando interagiva con Nalani era autentico come mai era stato in vita sua. Se lei non era a conoscenza dei suoi piani per organizare una rivolta, era solo perchè, in tutto quel tempo, non vi era mai stata occasione di definire realmente che uomo egli fosse. Ma, in ogni caso, non si era mai definito un vero Cacciatore: atipico, quello l'aggettivo che aveva sempre associato a sé stesso. Nalani conosceva quella verità, dunque avrebbe saputo soppesare a dovere le parole che lui aveva scelto: lo aveva visto nei suoi momenti peggiori, non poteva realmente credere che egli fingesse puntualmente in sua presenza.

    Fu mentre pronunciava quell'ultima frase che Roland vide le porte dell'ascensore aprirsi e istintivamente, focalizzò il suo sguardo su coloro che stavano facendo il loro ingresso: il locale sorgeva solo su due piani, dunque quasi nessuno ne usufruiva, poichè in molti preferivano fare le scale per godersi la vista sulla baia. A quanto pareva però, il Direttore dei Salvatori aveva preferito usufruire di quella piccola comodità. Un istante dopo, mentre la lista degli invitati veniva controllata, il Cacciatore rivolse il suo sguardo alla ragazza che accompagnava Mcguire: non era nelle sue abitudini leggere i giornali scandalistici ma, se non andava errato, gli era parso di vederli assieme di sfuggita su qualche copertina patinata. Quando aveva concorso per le elezioni, Roland aveva studiato gli altri Direttori e anche quando non era stato eletto aveva cercato di tenersi informato, per capire chi di loro, una volta iniziata la rivoluzione, sarebbe potuto essere un ostacolo, chi un prezioso alleato... era così che, alla fine, aveva finito col perdere la testa per Nalani. Alex Michael Maguire, tuttavia, non aveva mai avuto l'occasione di incontrarlo di persona, sebbene fosse in possesso di qualche ricordo di Nalani legato alla sua persona; il Direttore dei Salvatori e la Direttrice dei Protettori, infatti, si erano trovati a fronteggiare assieme l'attacco di una tentatrice, tempo prima. Dunque, chiamandolo, egli avrebbe avuto una scusa per poter rimanere accanto a Nalani senza apparire sospetto. "Signor Maguire" lo chiamò non appena i buttafuori diedero a lui e alla ragazza che lo accompagnava il benestare per accedere al grande salone "La prego, si avvicini: credo che nessuno ci abbia mai presentato a dovere" disse, muovendo un passo in sua direzione, piegando il busto per accennare un mezzo inchino, così da evitare abilmente di spendersi in una stretta di mano "La fanciulla che la accompagna? Non ho il piacere di conoscere il suo nome..." asserì, voltandosi verso la ragazza "Quanto a me, credo che il mio cognome mi preceda" concluse, vanesio, con un sorriso beffardo da manuale stampato sul viso. "...ma nel caso così non fosse... Signorina Eos, vuole occuparsi lei delle presentazioni?" Ecco, ora il suo teatrino poteva iniziare; e, per qualche strana ragione, Roland trovava quella situazione incredibilmente divertente. Del resto, era una prova, per lui e Nalani: sarebbero riusciti ad interpretare i loro ruoli senza tradirsi, senza lasciarsi scappare la verità? Forse era un azzardo giocare così apertamente in pubblico, ma Roland amava le sfide e non aveva intenzione di tirarsi indietro. Anche perchè aveva realmente bisogno di conoscere il Direttore dei Salvatori... e di capire quanto le persone fossero in grado di andare oltre le apparenze.
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    Nalani Eos
    24 anni // memoria eidetica // protettori
    Ero andata a vivere da sola subito dopo l'Accademia. Già durante quei tre anni mi ero allontanata dalla villetta abitata durante l'infanzia, nel Distretto dei Protettori, in favore del dormitorio dell'istituto, ma non si poteva di certo parlare di vita da sola considerando che Gareth spesso e volentieri era in Accademia per l'addestramento e l'Accademia stessa provvedeva alla maggior parte delle esigenze degli studenti. Ma una volta completati gli studi, per quanto avessi amato e continuassi ad amare casa Eos, con la sua palestra nel seminterrato, avevo preferito un altro tipo di sistemazione. Avevo avvertito la necessità di ritagliarmi i miei spazi, la mia intimità. Gareth e Georg non rappresentavano la classica famiglia soffocante, naturalmente, tuttavia avere una casa che fosse solo mia si era rivelato essere un bisogno irrinunciabile. Ora, la mia ultima sistemazione mi piaceva, la sentivo mia. Non avevo il tempo per gestire una casa indipendente, così la scelta, per praticità, era caduta su un appartamento e avevo presto scoperto che rappresentava la mia dimensione. Era pratico e funzionale, senza sprechi, esattamente come ritenevo fosse la mia personalità. Tutto occupava il suo posto specifico all'interno dell'appartamento, niente risultava fuori posto. C'era l'angolo destinato all'attrezzatura per le scalate, che era forse la zona dell'abitazione che rappresentava maggiormente ciò che ero al di fuori dell'ambiente lavorativo, per il resto, difatti, ogni stanza rivelava il mio ruolo di Direttrice. C'erano fascicoli, faldoni, dispositivi elettronici sui quali erano caricati importanti dati che dovevo studiare, volumi di diritto, di legge. Probabilmente, si sarebbe potuto facilmente intuire che fosse casa mia solo osservandone l'arredo. In ogni caso, entrare nel mio appartamento non era così facile: vi era conservato materiale riservato, di conseguenza, dopo la nomina, un membro della sicurezza aveva installato un sistema di allarme collegato direttamente ad alcuni dei migliori Protettori operanti proprio nella sicurezza, così da sventare ogni possibile minaccia. Ritenevo che fosse già arduo penetrare nel Distretto con intenzioni ostili, figurarsi riuscire a raggiungere la mia abitazione, tuttavia sulle supposizioni non si poteva vivere e preferivo avere la sicurezza di aver fatto tutto il possibile per evitare spiacevoli fughe di notizie. La solitudine della mia condizione non mi aveva mai impensierito, ma dopo le mie nozze con Roland, avevo cominciato a pensare a come sarebbe stato dividere quell'appartamento in due. Non era proprio l'appartamento in sé al centro delle mie riflessioni, quanto più il concetto di vita condivisa. Purtroppo non avevo grandi esempi su cui basarmi, poiché mia madre era deceduta pochi anni dopo la mia nascita e mio padre non si era più impegnato con nessun'altra donna. Non sapevo, dunque, cosa significasse svegliarsi con qualcuno accanto, condividere ogni respiro, ogni ambiente. Con Eloise, per quanto la relazione fosse stata importante, non ci eravamo spinte fino a questo punto, probabilmente anche per via della nostra giovane età. Quindi non avevo idea di cosa significasse convivere, tuttavia ne sentivo la mancanza. Era possibile? Era davvero possibile avvertire la mancanza di qualcosa che non si conosceva? Eppure era così. Mi mancava condividere la mia vita con Roland, i miei spazi con mio marito. Avrei voluto svegliarmi con lui al mio fianco, fare colazione assieme, augurarci la buona giornata. E, ancora, ritrovarci la sera, raccontarci le ore trascorse separati, addormentarci vicini. Era un'utopia, anche in virtù del Dono di mio marito, e me ne rendevo perfettamente conto, tuttavia questo era ciò che desideravo, e non potevo mettere a tacere quel desiderio. Non ero mai stata una sognatrice, anzi, mi ero sempre reputata pragmatica, realista e i miei desideri erano sempre stati più obiettivi da raggiungere, tuttavia questo non era un'ambizione. Era un sogno. E, per quanto irrealizzabile, non volevo rinunciarvi. Mi piaceva, quando la fatica della giornata mi appesantiva la mente, indugiare nell'immagine di una vita condivisa con Roland. Ma ora non era il momento dei sogni: ora Roland era con me, fisicamente presente e sebbene fossimo costretti a controllarci per non destare sospetti, potevo intrecciare i miei occhi ai suoi, potevo udire il suono della sua voce. E fu proprio la sua voce a spingere i miei occhi ancora una volta verso i suoi, mentre costringevo il mio volto a restare di pietra per non rispondere fisicamente alle sue parole. «Non credo che sia una scelta saggia rivelare a me i suoi piani, sa?» risposi, marmorea. «Potrei rovinarle la farsa.» In seguito all'ultima affermazione di mio marito, i suoi occhi si spostarono verso l'ingresso del locale, ed il mio sguardo seguì il suo. Appena vidi una ragazza accanto ad Alex, un tenue sorriso affiorò sulle mie labbra. Non ne avevo mai avuto la conferma, tuttavia avevo nutrito il sospetto che il Direttore dei Salvatori nutrisse una piccola preferenza nei miei riguardi. Preferenza che, sfortunatamente, non ricambiavo. Ero dunque felice di vedere accanto a lui una compagnia femminile, sicuramente più nelle sue corde di quanto non sarei mai stata io. Roland lo chiamò a noi, e me ne domandai la ragione. Gli rivolsi quindi un breve sguardo interrogativo, subito dissipato da un sorriso più espansivo quando Alex e la sua accompagnatrice si unirono a noi.
    «Buonasera, Alex» lo salutai a mia volta, dopo che, "Esibizionista come sempre" Roland ebbe aperto la conversazione. Allungai successivamente una mano verso la ragazza, una Salvatrice senza dubbio, calandomi nelle vesti diplomatiche da Direttrice. «È un piacere rivederti» conclusi, prima di rivolgere a mio marito un'occhiata fintamente esasperata. «Un compito infausto» replicai acidamente. «Roland Sallister Deschain, il figlio del Governatore» presentai, infine, tornando a guardare Alex. «Cacciatore» soggiunsi, assottigliando le labbra. «E non è necessario stare ad ascoltarlo.»
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  11. lümõsmäxïmä
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    Alex Michael Maguire
    22 anni // Purificatore d'anime // Salvatori
    Fui chiamato dall'accompagnatore di Nalani, tipo che apparentemente non è che mi fosse simpatico ma certamente se lei era con lui significava che stavano parlando della sua Congrega con lui. Beh supposizioni ovviamente ma la cosa che un'pò mi spaventò fu il fatto che mi ritrovai davanti a lei in presenza di Shanai e per me quello era certamente il mio peggior incubo...incubo che iniziò con il suo saluto, mi ritrovai in silenzio come se non riuscissi a proferir parola davanti a lei ma temevo di poter dire qualcosa che poteva ferire Shanai. " Placa la tua ansia, dopotutto non sei solo con lei " pensai nel mentre spostavo lo sguardo sul suo "amico" che poco dopo mi presentò. Era un Cacciatore forse era questo che aveva in un certo senso influito sul fatto che avevo avuto a primo impatto, evitai di dire qualcosa a riguardo e presentai la mia compagna << Lei invece è Shanai Fair, studentessa della congrega dei Salvatori >> - dissi guardando Nalani negli occhi. C'era qualcosa di strano nel suo sguardo ma non riuscivo a capire cosa visto che guardava spesso il Sig.
    Deschain. "Cacciatore, figlio del Governatore...classico figlio di papà. Chissà che interessi avrà verso Nalani?" pensai ancora, beh certamente un pensiero simile poteva balenare nella mente di tutti visto che conoscevo bene Nalani. Mi voltai verso Shanai per darle le giuste attenzioni, non doveva sentirsi di meno o fuori luogo - << Vuoi qualcosa da bere? - le domandai dopo che Nalani mi disse di non dare particolare attenzione a lui. Certamente se mi aveva chiamato forse voleva informarmi su qualcosa d'importante magari da parte del Governatore, anche se non lo vedevo il tipo da fare il messaggero...ma chissà forse si poteva redimere dal mio giudizio se era così.
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  12. Angy_Taby
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    Shanai Fair
    23 anni // controllo dell'aria // Salvatori
    Ddopo aver fatto il nostro ingresso nella sala, la nostra attenzione venne subito catturata da Nalani ed il suo accompagnatore.
    Caspita! La ragazza sa scegliere... Pensai divertita tra me e me. Vidi subito Alex cambiare atteggiamento, difronte alla sua "vecchia" fiamma. Sapeva certo che l'avrebbe incontrata ma evidentemente non pensava così presto. Gli presi la mano e rivolsi loro un sorriso, mentre il mio fidanzato faceva la mia presentazione. Alex non ti farò fare brutta figura. Pensai mentre osservavo con la coda dell'occhio il suo profilo. Uhm grazie, Alex. Piacere di conoscervi. Allungai verso di loro la mano destra. Subito dopo il mio ragazzo, per togliersi dall'imbarazzo decise di tornare con l'attenzione su di me. Apprezzai molto il suo gesto. Alex mi affido a te per la scelta. Nalani sembra diversa rispetto al solito. Pensai osservando la biondina. Anche se non la conoscevo, attraverso Alex ero riuscita a farmi un'idea su di lei, specialmente sul suo carattere. Festa stupenda, complimenti. Scelsi di spezzare il silenzio che si era appena creato tra noi. Volevo far vedere ad Alex che ero capace di rapportarmi con persone del loro calibro, anche perché essendo artista stavo imparando a mie spese come gestire determinate situazioni. Vi posso offrire qualcosa? chiesi, imitando il mio ragazzo. Forse più avanti posso dare loro il mio biglietto da visita. Tutti potevano essere dei probabili acquirenti.
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    Roland Sallister Deschain
    28 anni // Furto/Assorbimento di poteri //Cacciatori
    La vita era imprevedibile. Roland lo sapeva sin troppo bene, visto ciò che gli era successo in quell'ultimo anno, dall'attentato al motel in poi. Quel periodo della sua vita sembrava lontano anni luce e invece, se guardava indietro, non doveva andare poi così lontano per ritrovarsi faccia a faccia con quei cambi di direzione che lo avevano portato nel punto in cui si trovava in quel momento, compresa quell'evoluzione caratteriale. Eppure, in quel momento, in mezzo a tutta quelle persone, Roland si sentiva perfettamente sé stesso, calato in un ambiente in cui, nonostante tutti gli avvenimenti che avevano sconvolto la sua vita, sapeva ancora come muoversi. Si sentiva a suo agio non tanto perchè frequentare l'alta società gli piacesse, quanto piuttosto perchè quello era un mondo che conosceva e che raramente presentava imprevisti; e quando si verificavano, comunque erano facili da contenere ed arginare, nella maggior parte delle occasioni. La cena al White Moon con Nalani ne era un esempio lampante: suo padre era sopraggiunto, i giornalisti pure, ma nonostante quell'imprevisto, era riuscito a concludere la serata in maniera piacevole. Di conseguenza, anche se ora Nalani era sua moglie, Roland riteneva di poter affrontare la vita mondana avendola vicina, senza scoprirsi troppo. Forse peccava di presunzione, visto e considerato quanto precario fosse il suo eqilibrio mentale, ma Roland era convinto che iniziare a crucciarsi non avrebbe fatto altro che contribuire alla sua disfatta. Non stavano andando forse così le cose per tutti i campi della sua vita che non riguardavano direttamente il suo matrimonio? Di conseguenza, almeno per una sera, Roland voleva godersi la serata, viverla così come si presentava, secondo dopo secondo, con l'unica accortezza di non lasciar trasparire i suoi sentimenti per Nalani. Nonostante tutta la sua sicurezza, Roland sapeva che non sarebbe stato facile: possedeva una buona faccia da poker, era sempre stato bravo ad omettere e mentire, ma ciò che provava per Nalani era qualcosa di nuovo e inaspettato, un'emozione talmente forte e travolgente che arginarla non sarebbe stato facile. Era una situazione diversa da quella che aveva vissuto con Allie da ragazzo, quando comunque aveva nascosto ai suoi compagni di Accademia la relazione con la Salvatrice, e non solo perchè adesso era un uomo diverso dall'adolescente che era stato. Vi era qualcosa in Nalani in grado di tirare fuori l'autentico Roland Deschain, senza maschere od orpelli volti ad apparire come gli altri volevano o come l'occasione richiedeva. In compagnia della Protettrice lui era sempre stato sé stesso. Inizialmente era stato un gioco, a suo dire, ma con il senno di poi si era reso conto del fatto che la situazione era ben più complessa. Una parte di lui, infatti, aveva sentito la necessità, ad un certo punto della sua vita, di mostrarsi per ciò che era anche con persone esterne al gruppo ristretto di privilegiati che lo conoscevano da anni. La scelta era ricaduta su Nalani per puro caso o forse per una ragione precisa, per un disegno determinato. Roland non credeva in Dio o in forze superiori; non credeva nemmeno nel destino ma negli ultimi tempi aveva iniziato a pensare che qualcosa vi fosse, una qualche pulsione esterna - o forse era solo un mero istinto? - che aveva spinto lui e Nalani sulla stessa strada.

    Ma, qualunque fosse stata quella strada che li aveva messi l'uno accato all'altra, non aveva importanza in quel momento. Ciò che contava era che, per puro caso, in mezzo alla folla Roland aveva individuato il Direttore dei Salvatori, figura che ancora mancava nell'albero delle sue conoscenze dirette. Ne aveva sentito parlare, aveva letto di lui sui giornali ma non aveva ancora avuto modo di parlarci di persona. E, un pò per gioco, un pò per necessità - le informazioni che avrebbe raccolto forse lo avrebbero aiutato a determinare su quale piatto della bilancia avrebbe dovuto collocare Alex in vista della rivoluzione - Roland richiamò la sua attenzione e quella della sua accompagnatrice. Del resto non vi erano molti altri individui con cui trascorrere il tempo, lì dentro: aveva già discusso con quasi tutti coloro con cui intratteneva degli affari e il resto degli avventori non sembrava particolarmente interessante. Forse solo Adam Miller si sarebbe rivelato degno di attenzione ma, per ovvie ragioni, Roland non avrebbe potuto godere della sua compagnia né quella sera né mai. La presentazione che fece Nalani, in un'altra situazione, lo avrebbe fatto scoppiare a ridere, ma quella sera si limitò a tendere le labbra in un mezzo sogghigno, mentre roteava gli occhi al cielo con fare esasperato. "Non dica così Signorina Eos! Altrimenti farà fuggire il Direttore dei Salvatori seduta stante!" esclamò, mentre tornava col busto eretto, studiando Alex Maguire mentre chiedeva alla sua accompagnatrice se desiderava qualcosa da bere. "Ha fatto esattamente ciò che gli ha detto Nalani: lo terrò a mente" pensò, facendo scivolare lo sguardo da lui a Nalani, senza mutare la sua espressione distesa, serena, rilassata, mentre la sua mente si interrogava sulla ragione che poteva aver spinto il Direttore dei Salvatori a comportarsi come un soldatino obbediente nel momento in cui Nalani gli aveva detto come voleva agire. Semplice fiducia nei confronti della Direttrice che teneva, forse, la linea più vicina alla sua, o vi era qualcosa di più, dovuta al fatto che lui e Nalani si conoscevano? "Ti basterebbe allungare una mano per scoprirlo" commentò una voce dai meandri più oscuri della sua mente. Sì, gli sarebbe bastato allungare una mano, stringere quella del Salvatore e guardare sul fondo di quella mente per scoprire qualcosa di più, ma il Cacciatore preferiva di gran lunga giocare un'altro tipo di partita: voleva provare a formulare un'ipotesi senza l'ausilio del suo dono. Non voleva rischiare di sabotare la sua mente con assorbimenti superflui e sebbene non ritenesse la personalità del Salvatore un minaccia per la sua sanità mentale non voleva tirare la corda anzitempo.

    "Oh, credo che il merito sia di Adam Miller: da quanto ho capito è lui il promotore di questo evento" affermò, rivolto a Shanai, studiandola da capo a piedi. Salvatrice, pressochè coetanea di Nalani sebbene più alta di lei, bionda, occhi azzurri, un fisico forse un pò meno atletico di quello della Direttrice dei Protettori, tuttavia... un lampo attraversò gli occhi del Cacciatore, mentre sollevava leggermente il mento, sfiorando la figura di sua moglie solo con la coda dell'occhio, mentre rifletteva su quell'ipotesi. "Stai correndo un pò troppo Roland" affermò puntigliosa Allie ma Roland non le diede retta: aveva i ricordi di Nalani, aveva la reazione di Maguire di poco prima e quella lieve sommiglianza tra le due donne che non poteva passare inosservata. La tentazione di allungare la mano e andare a leggere la verità all'interno della mente del Direttore dei Salvatori era forte, un impulso che Roland tuttavia represse magistralmente grazie agli anni passati a controllarsi. Sapeva quanto la curiosità potesse essere nociva per lui e, in un certo senso, preferiva non sapere quella verità. Certo, scoprire di aver ragione avrebbe costituito una grande soddisfazione, ma dall'altro lato avrebbe potuto scatenare il suo lato più possessivo e non era sicuro che quella fosse una mossa saggia. Anzi, non lo era per niente. "Lei è molto gentile Signorina Fair, ma mi sono sempre considerato un gentiluomo, dunque non posso lasciarmi offrire da bere" affermò, tornando ora a ruotare di novanta gradi il busto, così da rivolgersi verso Nalani "Lei Signorina Eos desidera qualcosa? In tal caso io e il Direttore dei Salvatori potremmo andare a prendervi da bere" affermò, tornando a guardare Alex, quasi a voler chiedere il suo consenso, come avrebbe fatto una qualunque persona educata. Inutile dire che se Maguire avesse deciso di andare da solo al buffet, Roland probabilmente lo avrebbe seguito comunque. "Prometto che, per questa sera, non la avvelenerò" aggiunse, sempre rivolto a Nalani, posando la mano destra sul cuore e alzando la sinistra, quasi a voler fare un giuramento "Sono venuto in pace e disarmato!" aggiunse, rivolto questa volta a tutti loro, con tono divertito, mentre asusmeva un'espressione seria, palesemente teatrale ed eccessiva. Non era propriamente la verità, considerando che il suo dono, come molti altri, poteva considerarsi un'arma, ma lui stava chiaramente facendo riferimento alle armi convenzionali.
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    Toccava a me e, non sapendo se volevate continuare o meno la role, nel dubbio ho postato!
     
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12 replies since 17/1/2017, 18:02   617 views
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