Don't you remember how I used to like being on the line?

Selwyn & Cassandra

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    Continua da: I libri amano chiunque li apra

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    Cassandra Sheppard
    18 // Simbiosi con le piante velenose // Insicuri
    Per quanto continuasse a negarlo, anche il Distretto dei Tentatori, alla fin fine, era casa sua. Non riconosceva forse il profumo delle brioches che sfornavano alla Maisy's Backery, situato in una vietta secondaria non molto lontano dal punto in cui si trovavano ora lei e Selwyn? Non conosceva forse bene il labrador dell'anziana signora Wereflower, che abitava vicino alla stazione del treno, a due isolati dalla palestra, e che Cassandra passava puntualmente a salutare prima e dopo una lunga sessione di allenamento? Quelli e molti piccoli altri dettagli facevano ormai parte della quotidianità della giovane Insicura e sebbene quello non fosse il suo Distretto, lei lo amava comunque a modo suo. E quanto le sarebbe piaciuto scoprire altri piccoli segreti di quel quartiere e di tutti gli altri! Era sempre fantastico poter andare a trovare Roberto e scoprire i segreti del Distretto dei Protettori, o farsi raccontare da John quelli del Distretto dei Salvatori; e non appena Arya fosse entrata in quello dei Cacciatori, Cassandra avrebbe iniziato ad esplorare anche quello. Anzi, con ogni probabilità, conoscendo la sua curiosità, sarebbe finita ad esplorare quel quartiere molto prima. Sì, presto o tardi avrebbe ceduto alla tentazione e si sarebbe infilata in quel Distretto. E poi chissà, forse avrebbe incontrato qualche Cacciatore, misterioso e tenebroso, in grado di rubarle il cuore. Scosse il capo a quell'idea: ma come le venivano in mente certe idee? Non era nemmeno sicura del fatto che un ragazzo misterioso e tenebroso fosse il suo tipo ideale! Anzi, al contrario, aveva sempre pensato di avere al suo fianco un vero principe azzurro, qualcuno come suo fratello maggiore. Che poi, non era forse un pò presto per pensare a quelle cose? Sì, era decisamente presto, qualunque cosa dicessero gli altri! Più di una volta i suoi fratelli le avevano chiesto per quale ragione non si era ancora trovata un fidanzato e perchè aveva continuato a rifiutare le avances dei suoi coetanei e la sua risposta era sempre stata la stessa: "Non è il mio tipo". La verità era che, in realtà, non sapeva quale fosse il suo tipo ideale. Non aveva neanche una benchè minima idea al riguardo, perchè mai nessuno l'aveva mai davvero colpita in quel senso! Aveva solamente avuto una breve e fugace cotta per Denis Keeva, il fratello maggiore della sua amica Renèe, ma da quando il ragazzo era entrato in Accademia, Cassandra non lo aveva più visto. E quella cotta, rapida come era arrivata, era sparita. Inoltre la ragazza non sentiva la mancanza di una relazione di quel tipo: stava bene così.

    Si rese ben presto conto del fatto che quel flusso di pensieri la aveva portata a distrarsi dalla conversazione che aveva iniziato con Selwyn; fece tuttavia in tempo a cogliere la sua ultima frase circa la sua famiglia e la loro conoscenza delle Congreghe; e a seguito della sua battuta, non potè fare a meno di ridacchiare. Dovresti vedere quando ci troviamo tutti a Natale con tutti i miei zii e i miei cugini! Le gare tra membri di Congreghe si sprecano! aggiunse, continuando a ridacchiare L'anno scorso hanno vinto i Protettori nel lancio delle molliche di pane...ma quest'anno c'è una gara di cucina e con un pò di fortuna forse gli Insicuri porteranno a casa la vittoria! affermò, facendogli l'occhiolino, prima di scivolare verso la fine della via, distanziandosi leggermente da lui. Le gare di Natale di casa Sheppard erano sempre semplici giochi tra parenti, quali lanciare le molliche avanzate di pane in una ciotola o preparare un determinato piatto per il pranzo di Natale, e nessuno si offendeva se non era la propria fazione a vincere; anzi, qualcuno puntava anche a perdere perchè erano i vincitori a dover organizzare il pranzo dell'anno seguente. Quell'anno Cassandra, in ogni caso, sperava di riuscire a vincere, sebbene sua madre fosse sempre stata la migliore della famiglia in cucina e, di conseguenza, fosse difficile batterla. Ma Cassandra credeva di averla osservata abbastanza per dire di aver imparato a cucinare e sebbene fosse ancora sua madre colei che preparava la miglior torta al limone della famiglia, Cassandra era particolarmente abile con le torte salate. Quindi, con un pò di fortuna, il suo piatto avrebbe fatto guadagnare piatti preziosi alla sua fazione. Quando poi Selwyn la raggiunse e le disse che gli piaceva ascoltare, Cassandra gli posò gentilmente una mano sulla spalla, prima di replicare Ti sei appena condannato a sentirmi chiacchierare per l'eternità! dichiarò solennemente, salvo poi sorridergli dolcemente. E il suo sorriso si allargò maggiormente quando Selwyn fece quella citazione, spingendola a ridacchiare ancora una volta: Il Signore degli Anelli non era il suo film preferito e non aveva mai letto il romanzo da cui era tratto, ma la citazione non le sfuggì. Allora facciamo questo passo Sam! esclamò, rammaricandosi di non poter replicare con la giusta citazione, ma solo con una frase di sua fantasia. Dopodichè, cercò di prendere Selwyn per un polso e di tirarlo, camminando sempre all'indietro, oltre la linea immaginaria che delimitava il confine tra il Distretto degli Insicuri e quello dei tentatori. Nel farlo, tuttavia, non aveva calcolato la differenza di peso tra loro e, inevitabilmente, si sbilanciò: i suoi pattini schizzarono in avanti e lei perse l'equilibrio; un istante dopo si sarebbe inevitabilmente ritrovata distesa a terra.
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    1)A te la decisione se far salvare a Selwyn la povera Cassandra sa una caduta (io non ho resistito, volevo farla finire col sedere per terra xD)
    2)
    CITAZIONE
    E poi chissà, forse avrebbe incontrato qualche Cacciatore, misterioso e tenebroso, in grado di rubarle il cuore.

    Rileggendo mi è venuta in mente la futura role tra Cass e Adrian e come la abbiamo programmata e non ho potuto fare a meno di pensare "Oh Cass, non hai idea di quanta brutta gente misteriosa e tenebrosa gira per quel Distretto! xDxD
     
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    ahahah povera Cass, quante ne passerà!! xD Tra l'altro io ho già il titolo per la role Cass/Adrian :shifty:


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    Selwyn Dockery
    26 anni // omnilinguismo // insicuri
    Non ebbi fatica ad immaginare le cene di Natale, così affollate di parenti e congiunti. Immaginavo che per alcune persone eventi del genere potessero apparire soffocanti, ma non per me. Riuscivo a sentire il calore di quelle giornate.
    Quando Cassandra mi confessò di contare di portare la vittoria agli Insicuri quell'anno, non potei che abbozzare una risata, annuendo.
    «Brava! Tieni alto l'onore degli Insicuri» commentai con tono divertito.
    Non avevo mai preso parte a cene o pranzi simili perché, nonostante il mio fitto giro di amicizie, ognuno desiderava passare il Natale a casa con la propria famiglia. Alcune volte ero stato invitato dalla ragazza che frequentavo in quel periodo a conoscere i suoi genitori il giorno di Natale, ma prontamente la relazione veniva troncata prima che la data di quell'incontro si avvicinasse. Di solito quindi trascorrevo il periodo delle festività buttandomi a capofitto nel lavoro. Non che non mi piacesse il Natale, in realtà era una delle feste che preferivo per il clima e l'atmosfera che si veniva a creare, ma non avere qualcuno di speciale con cui condividere quel clima dimezzava il fascino di quel periodo. In compenso, mi rifacevo a Capodanno: abbondavano gli inviti che mi venivano girati per celebrare l'arrivo dell'anno nuovo.
    In genere era proprio a Natale che provavo a telefonare ai miei genitori, sebbene per il resto dell'anno fingessi di non avere una famiglia. Forse era un po' ipocrita, da parte mia, ricercarli solo quando la loro mancanza si faceva sentire con maggiore intensità, ma se già a Natale era difficile che, riconosciuto il mio numero, mi rispondessero, era praticamente impossibile che avrebbero deciso di parlarmi a Marzo, ad esempio.
    Allontanai quei pensieri ridendo nuovamente quando la giovane mi informò che, con la mia rivelazione sull'essere un ascoltatore provetto, mi ero condannato a sentirla chiacchierare. Ero dell'idea che le persone offrissero più di quanto immaginassero, semplicemente con la loro presenza, con il loro spirito, senza bisogno di prendere in considerazione aspetti materiali legati alla vita.
    Se solo più persone se ne fossero accorte, il mondo sarebbe stato un posto decisamente migliore. Non che ora mi lamentassi: in un modo o nell'altro Sallister era riuscito a garantire sessant'anni di pace su tutto il pianeta e supponevo fosse un risultato unico in tutta la storia dell'umanità, ma questo non significava che dovessimo accontentarci.
    Raggiunto il confine del Distretto dei Tentatori, dopo la risposta di Cassandra, annuii con solennità. Se dovevamo invadere quei quartieri, dovevamo farlo con stile.
    Cassandra strinse il mio polso per procedere assieme, ma la sentii perdere l'equilibrio. Cercai di impedirle di cadere allungando anche l'altra mano nel tentativo di aiutarla a ritrovare l'equilibrio sui pattini. Riuscii a prendere il suo gomito, ma ciò che fui in grado di fare si fermò lì. Avevo perso anche io l'equilibrio e mi ritrovai completamente proteso in avanti, incapace di assumere nuovamente una posizione eretta.
    In men che non si dicesse, mi ritrovai a cadere in avanti, assieme a Cassandra senza rendermi conto che ancora stavo tenendo il suo gomito. Poi, mi ritrovai sull'asfalto e allora una nuova risata abbandonò le mie labbra. Da quanto tempo non cadevo? Non ne avevo memoria. Non praticando attività sportive, non avevo molte occasioni per saggiare l'equilibrio del mio corpo. Camminare o correre non erano attività particolarmente minacciose per il mio baricentro e, difatti, era da tempo che non mi ritrovavo con le mani a terra.
    Anche da bambino non ero mai stato particolarmente vivace. Vispo e attento sì, ma scalmanato no, quindi le mie ginocchia si sbucciavano meno di quelle dei miei amici o compagni di scuola.
    Tra gli accessi di risa, riuscii a chiedere a Cassandra: «Stai bene?». Non credevo si fosse fatta molto male, ma dovevo sincerarmene. Mettere le toppe alle piccole ferite che si causavano quando si cadeva era una mia specialità: i bambini, infatti, cadevano decisamente di più rispetto agli adulti, quindi in reparto dovevo occuparmi spesso di graffi e tagli. Avevo curato anche un paio di storte e alcune lussazioni, quindi si poteva dire che l'esperienza per occuparmi delle conseguenze di una caduta non mi mancava.
    «Niente male come assalto al Distretto, non c'è che dire!» esclamai rialzandomi in piedi e porgendo alla giovane entrambe le mani per aiutarla a sollevarsi. Non avevo la più pallida idea di come avrebbe fatto a rimettersi in piedi con i pattini a rotelle, ma immaginavo che Cassandra vi fosse abituata.
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    Perchè ho il sospetto che la role Cass-Adrian sarà un'altra di quelle che mi condanneranno a morte certa? xD

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    Cassandra Sheppard
    18 // Simbiosi con le piante velenose // Insicuri
    Da quanto tempo non faceva rientro a casa? Ora che ci pensava, erano parecchi mesi: del resto, dopo le vacanze di Natale non aveva avuto alcuna occasione per tornare a casa Sheppard e, sebbene avesse rivisto suo fratello ad un paio di Feste nell'Arena, le mancavano i suoi genitori. Quella stagione di campionato era stata particolarmente fiacca - alcune gare erano state allenate per danni alle strutture provocati da tempeste e nubifragi - e per quella ragione Cassandra non aveva nemmeno avuto la possibilità di salutare i genitori durante le sue gare. Ma alla prossima occasione... non vedeva l'ora che iniziasse una nuova stagione di gare, perchè era pronta a dare il massimo per vincere la medaglia d'oro. Quell'anno sarebbe stato determinante, lo sapeva bene: aveva raggiunto un'età in cui o decolli o cadi nel dimenticatoio e lei non voleva fare quella fine. Se la stagione non si fosse conclusa con una serie di step positivi, con ogni probabilità il suo allenatore le avrebbe detto di cambiare categoria. "Sei ancora in tempo per il pattinaggio su ghiaccio" le aveva ripetuto durante l'ultimo allenamento - conclusosi non propriamente al meglio - facendola infuriare non poco: possibile che nessuno vedesse la sua determinazione e la sua volontà? Perchè non riuscivano a capire quanto era importante, per lei, riuscire in quell'ambito e non in un'altro? Il pattinaggio su ghiaccio le sembrava troppo astratto, troppo lontano, poco concreto, perchè non si poteva praticare, se non in determinati luoghi. Quello che faceva lei, al contrario, era alla portata di tutti: chiunque poteva mettere un paio di pattini ai piedi e sfrecciare per le strade della capitale: era uno sport Universale, e il suo essere alla portata di tutti non ne riduceva il valore. Al contrario, per Cassandra lo nobilitava e non riusciva a spiegarsi come fosse possibile che fosse meno importante di tanti altri sport.

    Conclusasi la discussione circa il cenone di Natale, Cassandra sorrise in replica all'ultima affermazione di Selwyn, alzando i pollici come per fargli capire che avrebbe dato del suo meglio; poi si apprestò a fare il suo ingresso trionfale nel Distretto dei Tentatori. Proposito che andò a rotoli, in tutti i sensi. In men che non si dica, Cassandra si era distratta e a nulla erano valsi i tentativi di Selwyn per aiutarla a mantenersi in piedi; così, in un attimo, si erano ritrovati entrambi a terra. Cadde di schiena ma, per sua fortuna, l'istinto la portò ad attutire il colpo come accadeva durante le gare; e, sentendo l'altro Insicuro ridere, non potè non accodarsi a sua volta: l'ultima cosa che si era aspettata quel giorno uscendo dal Dormitorio era di ritrovarsi con il sedere a terra. Non era mai caduta fuori dalla palestra e, a dire la verità, erano anni che ormai cadeva anche raramente in allenamento; generalmente capitava solo se stava provando un salto nuovo o una combinazione particolarmente complessa di salti. Negli anni aveva infatti imparato ad essere il più precisa possibile poichè, in caso di caduta, non era mai stata brava a riprendere l'esercizio con la dovuta calma e grazia. Perdere il controllo significava, per lei, un fallimento su tutta la linea e quel dettaglio la abbatteva sempre molto: per questo, dopo un errore in gara, anche se non ne commetteva nessun altro, perdeva tutta la grazie e l'energia che la contraddistinguevano. Ma non era mai stata portata per un'eccessiva autocommiserazione e, ad esibizione finita, era sempre la prima a fare la conta degli errori e delle imperfezioni, per potersi migliorare. Quel giorno però, Cassandra non era in gara e non si stava nemmeno allenando: per questo le venne naturale ridere di quell'inconveniente. Perchè di quello s trattava: un banale, semplice incidente.Sìsì, sto bene! Tu piuttosto? domandò, mentre afferrava la mano di Selwyn per rimettersi in piedi; avrebbe potuto benissimo farlo da sola, ma per una volta si disse che poteva accettare un aiuto esterno. Quando furono nuovamente entrambi in piedi, alla seconda affermazione di Selwyn si portò un dito alle labbra. E' tutto un trucco! sussurrò in tono sin troppo serio In questo modo ci sottovaluteranno aggiunse, facendogli poi l'occhiolino prima di scoppiare nuovamente a ridere.
    Allora, da che parte andiamo? Devo farti strada io? domandò, muovendo i primi passi rapidi verso l'interno dl Distretto: se la caduta le aveva fatto male, non lo stava dando a vedere. Preferenza sulla meta? domandò subito dopo, indecisa sul da farsi: avrebbe potuto portare Selwyn al parco di quartiere o a vedere magari il laghetto delle rane che sorgeva dietro la casa del suo allenatore; oppure perchè no, poteva fargli vedere la sua palestra e fargli assistere ad un allenamento anticipato. Sì, non sarebbe stato male mostrargli la sua nuova coreografia. Certo, non era saggio - poteva benissimo riferirla alle sue avversarie - ma l'uomo non le sembrava quel genere di persona; dunque, Cassandra ritenne di non aver niente da temere.
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    Cassandra rispose di stare bene e un nuovo sorriso si aprì sul mio volto una volta sinceratomi delle sue condizioni. In effetti, considerando il suo sport doveva essere abituata alle cadute, quanto meno doveva averci fatto l'abitudine durante i primi mesi in cui aveva iniziato ad indossare dei pattini.
    «Tutto a posto» risposi quando mi girò la domanda.
    La giovane poi addusse una perfetta scusa per giustificare il nostro ingresso decisamente trionfale all'interno del Distretto dei Tentatori. Sul mio volto apparve dunque un'espressione complice mentre annuivo con fare teatrale.
    «Ah, giusto» commentai. «Evitiamo l'eventualità che si sentano subito minacciati dalla nostra invasione» soggiunsi dando in una nuova risata.
    Quando Cassandra mi domandò da che parte andare, mi guardai intorno. Generalmente facevo sempre così quando vagavo senza meta per le vie di una città: sceglievo la direzione che, ad occhio, mi ispirava di più. Ma questa volta non avrei girato da solo e Cassandra possedeva una conoscenza decisamente più vasta della mia di quei quartieri, quindi sicuramente lei avrebbe saputo dove questa o quella strada avrebbero condotto. Non avevo un'idea precisa di cosa volessi vedere semplicemente perché ero convinto che il quartiere dei Tentatori non fosse particolarmente diverso da quello degli Insicuri. Dubitavo che avremmo trovato chissà quale segno distintivo della presenza di Tentatori in quell'area, perché, alla fine, non credevo vi fossero tutte queste differenze nella vita dei membri delle varie fazioni.
    «Mi fido di te, ti seguo» risposi dopo un istante che mi concessi per riflettere alzando le spalle. Non avevo preferenze ed ero curioso di scoprire cosa la ragazza mi avrebbe mostrato di quel Distretto.
    «Quanto tempo pensi che possiamo restare prima che le tossine dei Tentatori ci avvelenino e corrompano?» scherzai successivamente abbozzando un nuovo sorriso.
    I miei genitori erano persone piuttosto intelligenti, ma non dubitavo che il loro fanatismo li avrebbe potuti portare ad indossare delle mascherine ogni volta che si dovevano avvicinare ai quartieri adibiti alle altre Congreghe per paura di un contagio. E sicuramente noi, essendo Insicuri, dovevamo essere più inclini a prendere questo virus. Non era forse così che ci vedevano tutti? Come delle povere prede prive di spina dorsale in balia del gioco delle fazioni. In realtà avevo sempre pensato agli Insicuri come ad una sorta di fazione neutrale, per quello mi ci trovavo bene al suo interno. Non avendo una personalità stereotipata così ben definita, a conti fatti eravamo la Congrega con la mentalità più aperta. Se non ci fossero stati gli Insicuri, credevo che avrei avuto serie difficoltà a scegliere da che parte schierarmi. Probabilmente alla fine, in virtù di quella spinta che mi portava ad aiutare il prossimo sarei entrato nei Salvatori, ma non avrei potuto fare a meno di non credere nel sistema delle Congreghe.
    Non che tra gli Insicuri mostrassi apertamente il mio scetticismo in merito alla società messa in piedi da Sallister: non avevo ancora incontrato qualcuno che, direttamente, desse voce al mio parere; nessuno mi aveva mai detto che considerava la divisione in Congreghe un'emerita sciocchezza. Avevo trovato menti aperte, come Cassandra o la Direttrice dei Tentatori, ma ancora nessuno che fosse così opposto a questa classificazione dell'animo umano quanto lo ero io. Non ci tenevo a far sapere a tutto il mondo quale fosse la mia opinione, anche perché non credevo che interessasse davvero a qualcuno sapere cosa pensava un pediatra della Capitale.
    Tornai a pensare ai Tentatori e mi domandai se non sarei stato così fortunato da incontrare quei Tentatori che già conoscevo. Non mi sarebbe dispiaciuto ritrovare Lilian con la quale avevo trascorso un bel pomeriggio. O anche rivedere Savannah e scoprire se era riuscita a voltare pagina, a guardare avanti e ad ignorare quella persona che l'aveva fatta soffrire. Dovendo seguire un ragionamento logico, però, dubitavo seriamente che la Direttrice dei Tentatori in un giorno lavorativo passeggiasse per il suo Distretto: immaginavo, infatti, che sarebbe stata nel suo ufficio. Allo stesso modo, Savannah sarebbe dovuta essere in Accademia... Così come Cassandra, in effetti, mi ritrovai a pensare con un sorriso divertito.
    Saltare la scuola per andare ad esplorare o semplicemente visitare un Distretto differente rispetto a quello di appartenenza non era un comportamento che generalmente si associava agli Insicuri, e quindi si tornava al mio precedente ragionamento che ci vedeva come una congregazione variegata e differenziata. Un po' come tutte, comunque, perché faticavo a credere che ogni Protettore fosse uguale al suo vicino di casa, così come ogni Salvatore, ogni Tentatore o ogni Cacciatore.
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    La caduta non sembrava aver provocato loro alcun problema, ma aveva riportato alla memoria di Cassandra le sue prime esperienze sui pattini: quando sua nonna glie li aveva regalati, lei era ancora molto piccola e, durante i primi giorni, generalmente suo padre o sua madre la tenevano per mano per aiutarla a non cadere. Un giorno però, i suoi genitori avevano molto da fare e le avevano detto che, per quel pomeriggio, non avrebbero potuto portarla a pattinare; lei però non si era data per vinta e, tutta da sola, li aveva messi ai piedi e aveva iniziato a pattinare nel giardino di casa. Inutile dire che quella prima esperienza solitaria era stata leggermente traumatica: del resto aveva passato più tempo a terra che non in piedi, ma a fine giornata era riuscita a rimanere in equilibrio per una manciata di minuti. Quel risultato, per lei molto soddisfacente, le aveva dimostrato che avrebbe potuto fare qualunque cosa, se solo avesse trovato il coraggio di osare e di rialzarsi da sola. Perciò eccola lì, nuovamente in piedi nonostante la caduta, con una piccola scusa pronta per l'occasione. Dopo essersi assicurata che anche Selwyn fosse ancora tutto intero, non potè non ridacchiare alla sua affermazione seguente: era bello vedere come, senza alcuna difficoltà, l'uomo riuscisse a darle corda. Poter socializzare e fare nuove conoscenze era sempre stata una piccola fissa di Cassandra, ma non sempre tutto era andato a gonfie vele: in molti non avevano voglia di starla a sentire per molto tempo, specialmente coloro che si ritrovavano ad avere molti anni più di lei. Persino Roberto e John, nonostante fossero tra di loro molto legati, con il tempo avevano iniziato a prestarle meno attenzione. "Si cresce Cassandra, è normale: questo non vuol dire che ti vogliono meno bene" le aveva detto una volta sua madre e la giovane Insicura sapeva che era vero; tuttavia, non riusciva a non pensare con nostalgia agli anni in cui lei e i suoi fratelli giocavano spensierati tutti assieme.

    Se quando lei e Selwyn ancora si trovavano nel Distretto degli Insicuri era toccato al medico scegliere cosa fare dopo aver udito le proposte di Cassandra, in quell'occasione toccava a lei prendere l'iniziativa: doveva scegliere dove portare Selwyn e doveva pensarci bene. Si mordicchiò dunque il labbro inferiore, indecisa; poi, annuendo tra sé e sé fece cenno con una mano all'uomo, in un invito a seguirla. Va bene, allora andiamo per di qui! esclamò, imboccando una stradina che si apriva sulla destra: era una via secondaria che, girato l'angolo, diventava un percorso pedonale e portava sino al parco di quartiere, punto centrale di quel lato del Distretto. Una volta arrivati lì, a seconda dell'ora, Cassandra avrebbe deciso la meta successiva: fino ad allora si sarebbe concessa il beneficio del dubbio. Ancora una volta decise di mantenere un'andatura tranquilla, in modo da poter rimanere accanto a Selwyn, per non interrompere le loro conversazioni, costringendo così l'uomo ad un silenzio forzato. Stavano camminando già da un pò quando, mentre Cassandra cercava un argomento con cui far seguire la conversazione, fu nuovamente Selwyn a parlare. A quel punto, istintivamente, la ragazza si bloccò nel bel mezzo della viuzza pedonale; abbassò leggermente il capo e subito dopo si morse con violenza il labbro inferiore. Le loro tossine sono sicuramente più lente delle mie borbottò appena, in quello che era un sussurro strascicato. Detto ciò, arretrò leggermente, ponendo qualche metro in più tra lei e Selwyn. Sapeva che la scelta delle parole era stata puramente casuale e non dettata dalla volontà di farle un dispetto, visto che non poteva sapere del suo dono; tuttavia quella frase le aveva ricordato quanto pericoloso e letale potesse essere il suo dono se non controllato a dovere. Almeno quelle non ti uccidono... pensò con un sospiro, stringendosi nelle spalle, concedendosi ancora qualche minuto per calmarsi, prima di rialzare la testa verso Selwyn, accennando un sorriso imbarazzato, mentre le sue guance assumevano nuovamente una tonalità vicina al rosso dei suoi capelli. Scusa... borbottò appena, prima di ricominciare a muoversi, questa volta un pò più velocemente, lungo la strada, cercando sempre di mantenere una certa distanza dall'uomo. Aveva sentito le sue tossine strisciare lentamente sotto la pelle, facendosi largo verso l'epidermide. Il veleno era insito nel suo DNA, era parte di lei, e si muoveva per tutto il corpo attraverso le cellule e attraverso il sangue: se avesse intinto delle frecce nel suo sangue, Cassandra avrebbe sicuramente potuto Cacciare gli animali senza alcuna difficoltà. Infatti, anche con un colpo non preciso sarebbe riuscita ad intossicare la vittima e, stando ai suoi professori, col tempo non avrebbe più avuto bisogno di un contatto diretto, se fosse arrivata a rendere volatili le tossine. A quel punto però il suo dono avrebbe potuto sortire un effetto più differente, più efficace in alcuni casi e meno in altri, ma in ogni caso sarebbe stato più difficile da tenere a bada.
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    Seguii Cassandra senza troppe difficoltà, chiedendomi cosa avrei trovato una volta raggiunta la destinazione scelta dalla studentessa, ma, in realtà, quella curiosità non era poi così insistente. Avevo imparato, nel corso degli anni, quanto anche il viaggio fosse importante, e non solo il raggiungimento della meta, quindi non volevo affrettare l'arrivo.
    Feci fatica a capire cosa Cassandra avesse risposto alla mia battuta, non di certo per una mancanza della ragazza, ma dovendo fare affidamento solo su metà udito, riscontravo sempre delle difficoltà nel riuscire a comprendere le affermazioni che non mi venivano rivolte con un tono chiaro. Tuttavia, riuscii ad intuire qualcosa, nella risposta di Cassandra, che mi portò a voltarmi verso di lei, che nel frattempo si era allontanata da me. Corrugai le sopracciglia, domandandomi se non le avessi recato offesa in qualche modo. Il mio commento era stato puramente ironico, atto a prendermi gioco delle assurde differenze che il sistema voleva imporre alla società, non desideravo di certo mancare di rispetto a Cassandra o ai suoi familiari. Poteva essere che avesse letto le mie parole come un insulto alla sua famiglia? O ai suoi amici? Non lo credevo possibile: Cassandra mi era sembrata una ragazza intelligente e anche prima di quel momento avevamo scherzato sulle varie Congreghe, doveva aver compreso che non volevo offendere né lei, né i suoi cari.
    Ad ogni modo, non potevo fare a meno di reputare che l'avessi in qualche modo offesa e me ne dispiacque. Ero sempre stato attento a non mancare di rispetto a nessuno, in nessun caso, ed ora mi ritrovavo a dover fare i conti con una delle situazioni che più desideravo evitare. Al fine di proseguire lungo questo equivoco, decisi di parlarle chiaramente ed affrontare la questione, così, dopo che Cassandra si scusò e riprese a camminare, esordii: «Cassandra, mi dispiace se ti ho offeso in qualche modo, non era mia intenzione. Ti prego di scusarmi». Non ero mai stato un abile bugiardo: in tutta la mia vita quelle poche volte che avevo provato a dissimulare la verità ero stato immediatamente scoperto, ma Cassandra non poteva saperlo, dunque poteva dubitare delle mie parole, ma speravo che non lo facesse. «E di certo non sei tu a doverti scusare» conclusi.
    Richiamai alla memoria le parole che avevo pronunciato, cercando di associarle al mormorio della ragazza nel tentativo di capire dove fosse stato il mio errore.
    Mi sembrava che Cassandra avesse ripetuto il termine tossine, che avevo utilizzato nella mia battuta. Poteva essere quello il problema? Forse, inconsapevolmente, ero andato a toccare un tasto dolente?
    Andare a sincerarmene mi sembrava indelicato e non desideravo sottolineare il mio errore chiedendo conferme a Cassandra, pertanto risolsi che avrei mantenuto la mia convinzione fino a quando il proseguo della conversazione l'avesse confermata o meno, prendendo nota di evitare di parlare di tossine e della presunta nocività dei Tentatori, così da non incorrere una seconda volta nello stesso errore.
    La cosa migliore da fare per evitare di rattristare quella giornata era cercare di cambiare argomento. Non volevo pregiudicare l'esito di quella esplorazione a causa di una mia leggerezza che speravo di far dimenticare.
    Dopo qualche istante, quindi, ripresi la parola.
    «Hai una meta precisa in mente o stiamo seguendo l'ispirazione del momento? Nel primo caso potrei provare ad indovinare».
    Mi sembrava una buona proposta per lasciarci alle spalle quel momento di impasse e recuperare la conversazione. Non era affatto ciò che avrebbero fatto i miei genitori, ma da anni avevo capito che le mie azioni non erano mai in sintonia con la linea di comportamento dei due Protettori. Innanzitutto la mia famiglia parlava di lavoro, sempre e comunque, e qualsiasi altro argomento era considerato superficiale ed inutile da approfondire. Ricordavo ancora le cene in famiglia, con mia madre e mio padre che si raccontavano le rispettive giornate e commentavano le varie missioni che avevano dovuto portare a termine. E quando cercavo di inserirmi, mostrando loro un disegno o raccontando del primo cane che aveva adottato la signora Finch, mi liquidavano con un'occhiata ed un mugugno. Non avevo ancora capito se a causa della scarsa importanza che davano alle mie esperienze di bambino (naturalmente non paragonabili alle loro) o a causa della scarsa importanza che davano a me, nello specifico. Così facendo, comunque, avevano contribuito ad insegnarmi ad ascoltare poiché, non potendo parlare, prestavo attenzione ai loro racconti, anche se all'epoca non comprendevo molto di quanto dicevano. Non sapevo chi fossero Gareth Eos e la donna che avrebbe sposato quel sabato, ma sapevo chi fosse la signora Finch alla quale sarei stato lasciato mentre i miei genitori prendevano parte alle nozze. Per un breve istante, ricordavo di aver sperato che mi portassero con loro, ma, ripensandoci, già all'epoca dovevo aver saputo che si trattava di una vana speranza.
    In ogni caso, non avevo alcuna intenzione di onorare i miei genitori comportandomi come loro e lasciando morire la conversazione con Cassandra, anzi, avrei cercato di recuperarla e di chiudere quella spiacevole parentesi.
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    Edited by skyfäll - 10/1/2016, 01:02
     
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    Ci credi che pensavo di aver già risposto qui? ç_ç E invece no!

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    Cassandra Sheppard
    18 // Simbiosi con le piante velenose // Insicuri
    L'affermazione di Selwyn, sebbene pronunciate senza cattiveria, aveva fatto breccia nelle difese della giovane Insicura che, istintivamente, si era messa sulla difensiva. Per Cassandra era infatti molto più facile chiudersi in sé stessa, innalzare altre barriere, anzichè affrontare di peto i problemi quando venivano colpite certe corde particolarmente sensibili nascoste nel suo animo. E il suo dono risultava essere ancora una questione alquanto spinosa da affrontare, per una come lei. Ma se da una parte il suo istinto la portava a ritrarsi, a richiudersi nel suo bozzolo, dall'altro lato Cassandra non voleva nemmeno essere scortese con Selwyn che, sino a quel momento, si era dimostrato un ottimo compagno di viaggio. Era stato gentile con lei sin dall'inizio, sin da quando si era quasi schiantata contro le macchinette nei corridoi dell'Accademia. Voleva davvero riparare, cercare di scusarsi per quella reazione e così fece, nonostante l'uomo le avesse ripetuto che non era necessario. Cassandra, mi dispiace se ti ho offeso in qualche modo, non era mia intenzione. Ti prego di scusarmi. A quell'affermazione, la ragazza scosse il capo con insistenza Tranquillo, è tutto ok... disse, stringendosi nelle spalle, mentre lentamente tornava vicino a lui Ma quando si parla di tossine mi sento sempre tirata in causa...sai, è il mio dono... ammise, leggermente in imbarazzo, mentre le sue guance assumevano, per l'ennesima volta, una colorazione molto simile a quella dei suoi capelli ramati. Non le piaceva parlare della sua affinità con le piante velenose, per quanto un dono simile avesse dell'incredibile. Non sapendo come fare per liberarsi da quell'impiccio, rimase per qualche istante in silenzio, per poi uscirsene con una domanda istintiva.

    Qual'è il tuo dono invece? Non mi pare tu ne abbia parlato durante la conferenza... disse, mordicchiandosi poi il labbro, nervosa. Sperava di non essere stata troppo diretta o invadente con quella domanda, ma non aveva trovato altro modo per distogliere l'attenzione dalla sua persona per concentrarla su qualcun altro. Anche da bambina aveva fatto così, quando i suoi parenti si concentravano troppo su di lei. "Come sei cresciuta Cassandra! Che bei capelli Cassandra!" Davanti a quei continui complimenti e a quelle mani che le scompigliavano i capelli e le stringevano le guance, spesso e volentieri la giovane Sheppard aveva desiderato scomparire a causa dell'imbarazzo. Così, generalmente, se ne usciva con frasi tipo "Lo sapete che Roberto ha preso A+ nell'ultimo esame in Accademia?" "Guardate Arya! Si è tinta i capelli di blu!" e spesso e volentieri, quei diversivi funzionavano. E sperava, in cuor suo, che quello stratagemma riuscisse anche con Selwyn.
    L'uomo parve, in ogni caso, intuire il suo bisogno di spostare la conversazione su argomenti più leggeri, che avevano caratterizzato la loro conversazione sino a poco prima; così, quando lui le domandò della loro meta, fu ben lieta di assecondarlo. Sì, ho in mente una meta precisa: quindi sta a te indovinare! esclamò sorridendogli e allargando le braccia, mentre scivolava lungo la strada, diretta al parco. non mancava molto alla meta ma per dare a Selwyn un pò di tempo per indovinare, aveva rallentato la sua andatura. Non è lontano da qui, è molto grande e...bhe ne trovi di simili ovunque! esclamò, lasciandogli così qualche indizio per non obbligarlo a brancolare nel buio più totale. E mentre attendeva le sue ipotesi, Cassandra si ritrovò a pensare di essere davvero fortunata: nonostante tutti gli imprevisti, era riuscita a trovare un modo per trascorrere una mattinata piacevole in compagni di qualcuno che, come lei, non faceva poi tanto caso ai pregiudizi imposti dalla società. Si scoprì, inoltre, curiosa di sapere qualcosa di più della vita di Selwyn in Accademia: che tipo di studente era stato? Un piccolo studente modello? Un genietto? Oppure un giovane ribelle come lei? Durante la conferenza di quella mattina aveva scoperto alcuni dettagli della cita dell'uomo, ma troppo pochi per avere in mente un quadro completo su di lui; tuttavia, non voleva nemmeno essere eccessivamente invadente e, di conseguenza, avrebbe cercato di tenere per sé le mille e più domande che le frullavano nella mente. Se fosse stata fortunata, infatti, Selwyn le avrebbe raccontato comunque qualcosa di sé, così come aveva fatto quando si era trattato di parlare dei suoi genitori.
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    ahahah figurati, capita!! <3


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    Selwyn Dockery
    26 anni // omnilinguismo // insicuri
    In seguito alla spiegazione di Cassandra compresi la sua reazione alle mie parole riconoscendo quale parte, nel mio discorso precedente, aveva causato quella reazione in lei. Appuntai mentalmente, quindi, di non sfiorare più quell'argomento e di non parlare di tossine per non urtare la sua sensibilità. Sapevo cosa significava trovarsi messi davanti ad argomenti scottanti, sebbene fosse sempre stata mia ferma intenzione impedire che certi discorsi mi censurassero: quando i miei interlocutori venivano a conoscenza della condizione nella quale versava il mio orecchio destro, inevitabilmente un velo di imbarazzo cadeva sulla conversazione e chi mi rivolgeva la parola prestava estrema attenzione nel non parlare di udito, sentire o orecchie, pensando di offendermi. In realtà, nessuna di quelle parole mi offendeva e non lo aveva mai fatto, nemmeno quando ero un ragazzino e mi rendevo conto per la prima volta della mia diversità rispetto agli altri. Non avevo mai lasciato che questa diversità mi facesse sentire inferiore e speravo che anche Cassandra riuscisse a superare quella sua sensibilità nei confronti degli argomenti correlati alle tossine. Ma era ancora presto, per lei: era giovane e immaginavo che avesse scoperto del proprio Dono da un paio d'anni, quindi la sua reazione era assolutamente comprensibile.
    Annuii alle sue parole, lasciando tuttavia cadere la conversazione per non sostare ulteriormente su quella questione e passare oltre. Ci pensò Cassandra a cambiare argomento, domandandomi quale fosse il mio Dono. Scossi il capo, per confermare che no, non lo avevo citato durante il mio discorso alle classi in Accademia. Possedevo una capacità della quale andavo particolarmente fiero, sebbene al giorno d'oggi non si rivelava particolarmente utile: con l'avvento di Sallister la popolazione sopravvissuta alla Terza Guerra Mondiale aveva uniformato se stessa al punto tale da rinunciare alle differenze linguistiche per adottare un unico idioma, quindi, possedere il Dono dell'omnilinguismo non era particolarmente utile. In realtà, in parte mi aveva favorito nei miei studi, poiché conoscere il greco antico e il latino mi avevano permesso di comprendere il significato di certi termini senza dovermi affidare alla memoria per impararli. Ma, a parte aiutarmi a conoscere le parole, non poteva essere impiegato in molte altre attività, tuttavia mi era sempre piaciuta quella mia capacità perché credevo che bene si accompagnasse alla mia indole e alla mia passione per le storie. Era un Dono che mi avrebbe permesso di relazionarmi a qualunque persona, a qualunque essere umano sul pianeta e per quella ragione lo reputavo importante. Abbatteva le barriere linguistiche, quindi, anche se non mi consentiva di attaccare o difendermi ipotizzando di trovarmi coinvolto in uno scontro tra Congreghe, non lo avrei cambiato con niente al mondo. E il fatto che il Siero mi avesse elargito quel talento dopo essersi preso metà del mio udito me lo rendeva ancora più prezioso.
    «Il mio Dono è classificato come omnilinguismo» rivelai dunque alla giovane, guardandola in volto. I miei genitori, due ferventi Protettori, ne erano rimasti delusi, ma la delusione generata dalla rivelazione della mia capacità era stata subito sostituita dalla più grande delusione di vedermi scegliere gli Insicuri anziché i Protettori, quindi immaginavo che avessero superato lo shock per concentrarsi sulla pratica decisamente più soddisfacente di ignorarmi e tagliare i ponti con me. «Comprendo e posso parlare qualsiasi lingua parlata sul pianeta» soggiunsi dopo un breve istante.
    Infine, Cassandra mi rivelò di avere in mente un luogo preciso dove condurmi, perciò avrei dovuto indovinare la nostra destinazione. Sollevando lo sguardo al cielo portai la mano sinistra al mento, grattandomi la barba ispida che ricopriva la linea della mascella con espressione meditabonda, riprendendo in esame gli indizi che mi aveva lasciato.
    «Dunque...» esordii lasciando in sospeso la frase rivolgendo gli occhi nuovamente sulla giovane. «... Non è lontano... Ma non conoscendo benissimo il Distretto non posso avanzare alcuna ipotesi». Con un sorriso divertito sulle labbra mi guardai intorno, cercando di individuare magari un campanile o una struttura alta nelle vicinanze che avrei potuto indicare come mia prima opzione, ma non scorsi niente che facesse al caso. Passai dunque al secondo indizio lasciato da Cassandra: un luogo molto grande e un posto diffuso, presente ovunque.
    «Un parco?» azzardai. Corrispondeva alla descrizione e poteva essere un'ipotesi plausibile. Il mio sguardo venne successivamente attirato dai pattini che Cassandra teneva ai piedi.
    «Una palestra?» chiesi quasi sovrappensiero, manifestando un'ipotesi che si era formata istintivamente, accesa semplicemente da quell'input visivo. Con un leggero sorriso a distendere le labbra aspettai che Cassandra mi rivelasse se mi fossi avvicinato o meno alla nostra meta. Se le mie supposizioni si fossero rivelate dei buchi in acqua, avrei dovuto farmi venire in mente qualche nuovo luogo che potesse adattarsi agli indizi che mi erano stati lasciati, ma credevo che sarei riuscito a svelare l'arcano, prima o poi.
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    Cassandra Sheppard
    18 // Simbiosi con le piante velenose // Insicuri
    La sensazione di disagio che aveva accompagnato Cassandra nel momento in cui Selwyn, involontariamente, aveva sfiorato l'argomento tossine si dissolse come polvere nel vento non appena la covnersazione si spostò su argomenti più leggeri: del resto, né lei né - così le sembrava - l'altro Insicuro volevano rovinare il bel clima che si era creato quella mattina. Visti da fuori sarebbero sicuramente apparsi come un'accoppiata insolita, strana...bizzarra a tratti. In fondo, quale Insicuro sano di mente si lanciava volontariamente all'esplorazione del Distretto dei loro nemici più immediati? Nessuno, stando ai canoni della società, ma gli Sheppard erano sempre stati degli outsider nel Sistema ideato da Sallister... e Cassandra si stava rendendo conto che Selwyn non era da meno e quel dettaglio aumentava la curiosità della ragazza. Nella sua giovane vita aveva avuto modo di conoscere soggetti dalle personalità più disparate: Cacciatori moderati, Protettori sadici, Insicuri carismatici, Tentatori timidi e Salvatori egoisti... l'insolito aveva sempre incrociato la sua strada sin da quando aveva memoria e ne era particolarmente felice poichè riteneva che se fosse stata rinchiusa in un ambiente pieno di individui stereotipati, sarebbe impazzita. Anche per quella ragione faticava a comprendere le scelte di vita dei suoi fratelli, che avevano scelto rispettivamente i Protettori e i Salvatori; non che trovasse inadatte a loro le rispettive Congreghe, ma le sembrava strano vedere i suoi fratelli schierati in maniera così netta, specie dopo l'educazione che avevano ricevuto; in ogni caso era grata a Roberto e a John per non aver tagliato i ponti con il resto della famiglia. Era capitato anche in passato, infatti, che nonostante l'apertura mentale della famiglia Sheppard, qualcuno decidesse comunque di tagliare i ponti con il resto della famiglia una volta scelta la Congrega: erano casi eccezionali, ma non per questo inesistenti. E non erano sempre i così detti "cattivi" ad allontanarsi dalla famiglia; una delle sorelle di sua madre, ad esempio, aveva scelto i Protettori e per questo se ne era andata. Alla fine, i pregiudizi riempivano anche la mente dei così detti buoni. Per quella ragione Cassandra si era preoccupata quando, ancora bambina, aveva visto prima Roberto avanzare fio al Direttore dei Protettori e, qualche anno dopo, John fare lo stesso con i Salvatori: temeva di perdere i suoi fratelli e sapeva che, davanti ad una simile eventualità, il suo cuore non avrebbe retto il contraccolpo. Quella sua emotività la rendeva forse fragile, ma Cassandra non avrebbe fatto di certo cambio con un animo più forte ma più cinico.

    Ancora una volta i suoi pensieri oscuri vennero spazzati via dalla rinnovata ventata di freschezza portata dal nuovo argomento affrontato: i doni. Se fino ad un istante prima proprio quell'argomento aveva infastidito la giovane Insicura, in quel momento era in grado di darle nuova energia. Il mio Dono è classificato come omnilinguismo. Comprendo e posso parlare qualsiasi lingua parlata sul pianeta A quell'affermazione, Cassandra si fermò di nuovo, spalancando gli occhi in un'espressione stupita, mentre le sue labbra si curvavano a formare una "o",lasciando trasparire la medesima emozione. WOW! esclamò la ragazza, portando entrambe le mani sui fianchi ..quindi potresti tradurre nella lingue corrente un libro scritto in...chessò in greco senza averlo mai studiato? domandò, mantenendo quell'espressione sinceramente incuriosita in viso. ...Potresti tradurre quello che rimane delle iscrizioni nelle tombe egizie? E' fantastico! esclamò, sinceramente stupita da quel dono. Forse non poteva essere utile nella vita di tutti i gironi ma, indubbiamente, doveva dare delle grandi soddisfazioni trovarsi davanti ai grandi monumenti dell'antichità ed essere in grado di tradurre nella lingua corrente frasi tramandate da generazioni. La lingue comune ideata da Sallister aveva degli enormi vantaggi e permetteva a tutte le persone nel mondo di comunicare ma, dall'altro lato, aveva fatto scomparire le tradizioni in favore della globalizzazione totale: ogni città era uguale alle altre, ogni continente identico, fatta eccezione per qualche peculiarità che ancora sopravviveva a quell'omologazione... ma erano elementi presenti in quantità nettamente inferiore rispetto a prima della Terza Guerra Mondiale. ...e dimmi, sapresti fare lo stesso anche con un linguaggio inventato di cui non c'è traccia negli archivi storici? domandò subito dopo un'attenta riflessione: se quella sua ipotesi si fosse rivelata esatta, allora Selwyn sarebbe potuto diventare un'ottimo agente dello spionaggio: infatti chiunque avesse tentato di criptare dei messaggi ideando un nuovo linguaggio sarebbe stato scoperto subito... ma Cassandra non era certa che la sua ipotesi corrispondesse a verità. Subito dopo la sua carrellata di domande, fu la volta dell'uomo di chiederle qualcosa e, nello specifico, Selwyn le chiese dove erano diretti, indovinando subito dopo la loro meta. Cavolo! Al primo colpo! esclamò, facendogli strada; girato l'angolo, il piccolo parco circolare, posto al centro di un altrettanto piccolo quartiere, si aprì davanti ai loro occhi. E' sempre tranquillo a quest'ora, è al pomeriggio si riempie di bambini: li vedo sempre quando passo di qui per andare ad allenarmi! aggiunse, ricominciando a vagare con la mente; e quando Selwyn pronunciò la parolina magica, palestra, lei che si era persa ad ammirare le fronde degli alberi, si voltò di scatto verso di lui. Vuoi vedere la mia palestra? Se ti spaccio per un atleta che vuole allenarsi ti faranno entrare di sicuro! E in deposito dovrebbero esserci anche dei pattini della tua misura, potrebbe essere la volta buona che ti innamori di uno sport! esclamò, parlando con sin troppa foga, mangiandosi anche un paio di parole vista la velocità con cui aveva iniziato e concluso quel discorso. poi, subito dopo, portò entrambe le mani alle labbra, come per zittirsi, soffocando una risata: come sempre si era lasciata prendere dalla foga e aveva iniziato a parlare a vanvera.
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    Selwyn Dockery
    26 anni // omnilinguismo // insicuri
    Non era la prima volta che rivelavo quale fosse il mio Dono e, sebbene non ragionassi secondo le statistiche, non avevo potuto non notare che la maggior parte delle volte ricevevo in risposta alla mia confessione occhiate deluse. Come se la mia capacità fosse considerata inferiore alle altre. Certo, sotto svariati punti di vista poteva essere reputata meno incisiva: insomma, non possedevo la pirocinesi, né un Dono altrettanto teatrale o letale, ma, onestamente, non mi sarei visto bene con nessun altro potere. Aveva un significato il mio Dono; credevo addirittura che avesse un senso e che si accompagnasse in maniera perfetta alla mia personalità. Ero sempre stato un ascoltatore, mi piaceva parlare con le persone: mi intrattenevo con gli estranei anche per delle ore a conversare, ad ascoltare la loro storia. Poter comprendere tutte le lingue che fossero passate su questo pianeta mi rappresentava, mi rappresentava davvero. Nemmeno una capacità curativa, che bene si sarebbe accompagnata alla mia professione, sarebbe stata altrettanto in linea con la mia natura. Naturalmente mi avrebbe aiutato sul lavoro, l'avrei usata per fare del bene, e forse in parte l'avrei reputata mia, ma mai quanto l'omnilinguismo.
    Quando, durante la Cerimonia, era stato rivelato cosa sarei stato in grado di fare, disgusto era apparso sul volto di entrambi i miei genitori. Protettori, speravano in qualcosa di più utile, come, supponevo, un Dono di tipo fisico in grado di permettermi di essere un Protettore modello. Ma la loro delusione per la natura del mio Dono venne soppiantata dalla delusione per la Congrega scelta e dunque, dopo essere entrato negli Insicuri, il fatto che non fossi una macchina da guerra non aveva avuto più rilevanza.
    Ad ogni modo, nonostante il responso dato dalla statistica, non mi aspettavo nessuna reazione nello specifico da parte di Cassandra: non volevo prevedere come avrebbe risposto alla mia rivelazione, né credevo che mi avrebbe elargito quelle occhiate di biasimo. Difatti, la statistica venne smentita in quest'occasione, poiché la ragazza sembrò entusiasta. La sua reazione mi spinse ad abbozzare un sorriso divertito mentre ascoltavo le sue domande al riguardo. Annuii per soddisfare la sua prima curiosità: «Potrei tradurre e parlare una qualsiasi lingua senza averla mai studiata, né averla mai sentita prima d'ora.» In un mondo nel quale da oltre sessant'anni si parlava un solo idioma, in un mondo che stava lentamente dimenticando la sua unicità, quelle sfumature così preziose per l'umanità, il mio Dono si poteva collegare solo alla storia e non al presente. Non avrei potuto limare quelle barriere che dividevano l'uomo, ma io non avevo perso la speranza che mi auguravo che presto o tardi l'uomo avrebbe riconosciuto l'importanza della sua storia e avrebbe recuperato alcune delle sue tradizioni.
    «Purtroppo no, altrimenti penso che sarei divenuto un ottimo agente segreto» risposi infine all'ultima domanda della giovane. «Deve essere una lingua riconosciuta. Anche un dialetto, in verità, purché sia parlato da un'etnia. Sfortunatamente non ho avuto la possibilità di approfondire gli aspetti del mio Dono considerando quanto il Governatore abbia appianato...» mi interruppi, rendendomi conto di quanto, ancora una volta, le mie parole sarebbero potute essere pericolose. Non volevo intavolare una conversazione di stampo politico con Cassandra, né desideravo sbandierare ai quattro venti la mia perplessità circa il sistema nel quale vivevamo. Non ero uno statista, non ero un politico e di conseguenza non potevo sapere quale fosse il modo migliore per governare un popolo sopravvissuto ad un conflitto globale. La mia opinione era basata sui casi specifici, sulle singole persone che avevo incontrato e che mi avevano portato a pensare che dividere, anziché unire, fosse sbagliato, considerando tutte le cicatrici che ancora portavamo sulla nostra pelle. Ad ogni modo, riconoscevo a Sallister i suoi meriti: ci aveva condotti fuori da una guerra che, altrimenti, ci avrebbe spinti all'autodistruzione. Senza il Governatore, probabilmente, la razza umana si sarebbe estinta. Allontanai quei pensieri per concludere la frase che avevo lasciato a metà per qualche istante, cambiando rotta alle intenzioni che avrei voluto palesare se non avessi saputo quanto pericoloso fosse esternare anche un lieve dubbio sull'organizzazione di Sallister: «... le diversità dei vari popoli.»
    Infine scoprii di aver indovinato quale fosse la nostra meta finale e mi aprii in un sorriso senza tuttavia commentare quel piccolo successo. Raggiungemmo un parchetto circolare, uno di quelli tipici dei rioni residenziali. Quell'ambiente, ora deserto, emanava un'aria quasi pacifica, serena, e fu naturale che rilevassi che non vi era differenza tra questo parco calato nel Distretto dei Tentatori e quello che si trovava vicino alla casa dei miei genitori, nell'area occupata esclusivamente dai Protettori.
    «Splendido, così non passerò per quello che ti ha costretto a saltare la scuola» scherzai quando Cassandra mi spiegò che il parchetto si sarebbe popolato solo di pomeriggio. Quando Cassandra mi domandò se desiderassi visitare la sua palestra e avanzò il suggerimento che mi sarei potuto far passare come un atleta per poter accedere all'edificio, non potei trattenere una breve risata. «Dubito che potrei passare per un pattinatore, ma vedrei volentieri la tua palestra» risposi. L'equilibrio era regolato da un organo posto nell'orecchio interno, e poiché il mio orecchio destro era danneggiato in maniera permanente dal Siero al quale ero risultato allergico, avevo qualche difficoltà nell'aggiustare il mio baricentro. Ormai, dopo ventisei anni di pratica, riuscivo a sopperire a quella disabilità, tuttavia con un paio di pattini a rotelle ai piedi non garantivo il risultato.
    Notando la reazione di Cassandra e come si interruppe, abbandonai quei pensieri per abbozzare un nuovo sorriso divertito. «Sai, per quanto mi riguarda non devi trattenerti: puoi parlarmi e dire tutto quello che vuoi» esordii con un tono che tradiva ancora una punta di divertimento. L'entusiasmo di Cassandra era coinvolgente e non vedevo perché ella dovesse porvi un freno: era bello sapere che nel mondo erano sopravvissute anche persone così solari e positive. «Dunque... Sei sempre venuta in questa palestra o l'hai cambiata una volta cresciuta?» domandai. Sapevo che gli atleti, una volta passati di categoria, potevano essere costretti a cambiare il luogo nel quale si allenavano in virtù di uno più professionale. «E come hai scelto il pattinaggio?»
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    Cassandra Sheppard
    18 // Simbiosi con le piante velenose // Insicuri
    Saltare le lezioni non era mai stato così divertente. Non che generalmente Cassandra marinasse le lezioni, ma ogni tanto saltava qualche corso senza obbligo di frequenza per prendersi una pausa da quella vita frenetica che, sebbene non le stesse stretta, a volte sembrava soffocarla. La giovane Insicura non si fermava mai: tra lo studio e gli allenamenti correva senza fermarsi, senza sosta e si spingeva sempre più avanti, sempre di più verso il limite. Quella vita non le pesava, se non in qualche occasione. La sua vitalità le permetteva di essere sempre attiva ma anche lei era umana e non un robot e, di conseguenza, ogni tanto aveva bisogno di una pausa, di staccare la testa da quella vita frenetica per fermarsi a prendere un profondo respiro e guardarla da fuori. Se avesse posseduto il dono di sua sorella, sarebbe stato incredibilmente più facile: le sarebbe bastato correre via, lontano, prendersi una pausa e in una manciata di secondi tornare al suo posto. Arya poteva fare tutto in un istante, mentre lei aveva bisogno di tempo, non potendosi muovere alla velocità della luce e quel giorno riteneva di aver scelto un modo produttivo per passare il tempo. Selwyn si era dimostrato un ottimo compagno di avventure e nonostante la differenza d'età che intercorreva tra loro, la giovane Insicura non si sentiva a disagio. Selwyn la aveva coinvolta sin dalle prime battute di quella bizzarra conversazione ed era felice che lui la avesse assecondata, seguendola in giro per le strade del loro Distretto fino a quello degli Insicuri. Scoprire che aveva quel dono poi aveva riacceso la sua curiosità circa il pediatra: forse ad altre persone quella capacità sarebbe potuta non piacere ma Cassandra la trovava incredibilmente interessante e a suo modo speciale. Tutti i doni erano diversi, anche quelli simili tra loro, ma alcune abilità a detta di Cassandra erano quasi banali: le veniva in mente, ad esempio, la manipolazione del fuoco o di un'altro elemento. Nei vecchi film e cartoni, quelli che risalivano agli anni duemila, quelli erano i poteri che maggiormentevenivano attribuiti ai personaggi di fantasia, non necessariamente supereroi: ricordava un vecchissimo fumetto che lei e i suoi fratelli avevano trovato in un pacco di fumetti della Marvel che avevano acquistato un Natale. Finito lì dentro probabilmente per sbaglio, parlava di cinque ragazze in grado di controllare i cinque elementi: aria, acqua, terra, fuoco ed energia. A distanza di secoli, quei poteri di fantasia erano realtà, ma Cassandra non ricordava di neanche un supereroe in grado di parlare tutte le lingue; forse era esistito ma indubbiamente non era famoso come gli altri. Per quella ragione lei riteneva che Selwyn dovesse andare fiero di quel dono così particolare. Anche per quello rimase ad ascoltarlo mentre rispondeva alle sue domande. "Anche io avevo pensato agli agenti segreti!" esclamò, facendo una piroetta su sé stessa senza celare il suo entusiasmo "Wow, sei sicuro che il tuo dono non sia la telepatia? Perchè ho pensato proprio la stessa cosa!" aggiunse, ma il suo sorriso cordiale vacillò un istante, nel vedere Selwyn bloccare a metà la sua frase successiva. Tuttavia, senza farsi scoraggiare, Cassandra annuì, come a volergli far capire che comprendeva perfettamente quel discorso. "Però potremmo provare, no?" gli domandò portando una mano tra i capelli, grattandosi leggermente la testa con fare pensieroso "Nel senso... se io inventassi una lingua e iniziassi a parlarla assiduamente con qualcuno fino a diventare abbastanza brave da fare un discorso sensato, potremmo vedere cosa succede e se riesci a capirci!" propose stringendosi nelle spalle "Giusto per fare un esperimento... se vuoi saperne qualcosa di più, ovviamente!" proseguì, per poi alzare leggermente le braccia sopra la testa come per dire che non si sarebbe imposta se l'Insicuro non avesse voluto tentare "Non che inventare una lingua da zero sia facile...ma basterebbe un idioma semplice semplice per un primo esperimento..." borbottò subito dopo, sempre pensierosa, mentre si muoveva a destra e a sinistra con i suoi pattini, in maniera casuale, quasi ad assecondare quel confuso groviglio di pensieri che aveva in testa. "...no, okkay, forse è troppo complicato!" concluse con un sospiro rassegnato infilandosi le mani in tasca. A chi avrebbe potuto proporre un simile esperimento? Ad Arya forse... no, Arya era da escludere. Quella ragazza le avrebbe detto di no solo per farle un dispetto o avrebbe iniziato a dire parole a caso e senza senso solo per confondere Selwyn durante l'esperimento. Sally forse poteva aiutarla: era la sua compagna di stanza, la sua migliore amica, quindi avrebbero avuto più occasioni per sperimentare quella nuova lingua inventata nonostante i loro orari non combaciassero sempre; inoltre Sally le sembrava molto più affidabile di sua sorella. Sì, avrebbe potuto proporlo a lei.

    La giovane Insicura sorrise quando Selwyn le disse che avrebbe volentieri visto la sua palestra; così, senza fermarsi troppo a lungo nel parco che aveva rappresentato la loro prima meta, Cassandra proseguì, muovendosi lungo i vialetti del piccolo parco, stando sempre attenta che Selwyn stesse al passo con lei: non voleva lasciarlo indietro né affaticarlo. Non stava pattinando ad un ritmo sostenuto perchè quella non era una gara e perchè, da quanto aveva capito, l'uomo non era uno sportivo, dunque effettivamente Cassandra non sapeva quando Selwyn si sarebbe sentito stanco ma, se le avesse chiesto di fare una pausa si sarebbe fermata senza problemi. "E' che stavo iniziando a parlare troppo velocemente!" replicò ridacchiando tra sé e sé "Poi non avresti più capito nulla!" concluse, ascoltando le domande successive dell'Insicuro, mentre proseguivano la loro passeggiata. In un'altra vita, probabilmente, avrebbe proposto a Renèe di aiutarla con quella lingua inventata di cui aveva parlato con Selwyn poco prima. Era la seconda volta che la Cacciatrice le tornava in mente, quel giorno, proprio a causa delle parole dell'uomo: da piccole erano state inseparabili, lei e Renèe, sin dal giorno in cui la ragazza le aveva aggiustato i pattini. Era proprio quell'episodio che le era tornato in mente dopo aver udito le domande dell'uomo e Cassandra avanzò di un paio di passi per scacciare lo sconforto, prima di voltarsi per rispondergli. Da quando era entrata nei Cacciatori, Renèe era scomparsa e più di una volta lei aveva pensato di recarsi in quel Distretto per cercarla ma non sapendo se effettivamente la sua amica vieva lì o se era tornata nella zona neutrale dopo gli studi. La sua ricerca sarebbe stata pressochè impossibile da realizzare e avendo lei perso i contatti persino con il resto dei Keeva, probabilmente non sarebbe mai più riuscita a trovarla e la cosa la rendeva terribilmente triste. Ma non doveva perdere le speranze: la sua Harley era da qualche parte e prima o poi si sarebbero incontrate di nuovo. "Nono, la mia palestra è sempre stata questa!" rispose voltandosi verso Selwyn, tornando a sorridergli: non voleva che le ombre del passato le rovinassero quella splendida passeggiata. "Il mio allenatore voleva farmi passare al pattinaggio su ghiaccio, ma io ho insistito per non cambiare: quello sport è molto più finanziato e c'è molta più visibilità ma io non volevo essere una tra le tante !" aggiunse, stringendosi nelle spalle "E' stata mia nonna a regalarmi i miei primi pattini" ammise "Avevo quattro anni e mi sono innamorata di questo sport: non ho scelto io è il pattinaggio che ha scelto me" concluse con serietà, senza però smettere di sorridere.
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    Selwyn Dockery
    26 anni // omnilinguismo // insicuri
    Il mio lavoro mi poneva costantemente a contatto con le persone. Era una constatazione banale, da quanto fosse logica. Durante il periodo in Accademia avevo avuto la possibilità di scegliere quale strada professionale percorrere, avevo potuto scegliere se divenire un vero e proprio dottore oppure se orientarmi più verso la ricerca che mi avrebbe chiuso in un laboratorio e, probabilmente, le uniche persone con le quali mi sarei dovuto relazionare sarebbero stati i miei compagni di squadra. Per quanto anche la ricerca fosse estremamente stimolante, per quanto mi avrebbe comunque arricchito e donato soddisfazione, non avevo avuto dubbi. Ero portato per questo lavoro. Non solo ritenevo che questa fosse la mia vocazione: presuntuosamente, ritenevo che aiutare le persone a stare meglio, in modo immediato e non attraverso ipotetici studi che avrebbero dato i loro frutti tra anni, fosse il percorso più adatto a me. Con questo non denigravo assolutamente il lavoro dei miei colleghi ricercatori: senza il loro apporto la medicina sarebbe rimasta all'età della pietra, tuttavia ritenevo che il mio posto fosse difronte al paziente. Ero particolarmente portato per l'interazione con il prossimo. Era spontaneo il mio modo di rapportarmi alle persone, così come spontanea era la risposta che esse mi restituivano: facile, per entrambe le parti, incrociarsi, intrecciarsi. Probabilmente perché ciascuno aveva bisogno di un orecchio pronto ad ascoltare, di un volto amico capace di dare conforto, ed io, paradossalmente, ero sempre stato portato per l'ascolto. Con il mio udito a metà, con il mio orecchio sordo, sapevo cogliere la voce delle persone. Non avevo idea se questa mia tendenza fosse stata amplificata proprio dalla mia disabilità o se, di contro, queste due caratteristiche non fossero relazionate. Ritenevo che fosse un insieme di fattori, tra i quali anche gli effetti collaterali del Siero sul mio fisico. Ma, indubbiamente, buona parte del mio carattere si era formata grazie ai miei genitori e alla non-cura nei miei riguardi. Troppo presi dal Bene Superiore, troppo presi dalla loro personale lotta contro i loro fratelli appartenenti ad altre Congreghe, non avevano avuto tempo per crescere un figlio. Non me lo avevano mai detto apertamente, ma sapevo bene di essere stato un caso, un incidente. Non ero stato cercato, né voluto. Mia madre e mio padre avevano programmato la loro vita in funzione della Congrega dei Protettori: la avrebbero servita probabilmente fino alla morte. Immaginavo che se fossi stato come loro, sarebbero stati in grado di darmi amore, di accettarmi e accogliermi nel loro nucleo esclusivo, ma si dava il caso che io non fossi come loro. Non lo ero mai stato e quella mia diversità li aveva allontanati maggiormente da me. Una volta scoperto che non possedevo un'indole battagliera e, soprattutto, che non odiavo i membri delle altre fazioni, i Dockery mi avevano tacitamente disconosciuto. Una volta scelta la Congrega degli Insicuri, poi, il distacco era stato netto. Da quanto tempo non li sentivo? Mesi, indubbiamente. Ero sempre io a cercarli, principalmente per le festività, nella speranza che prima o poi rispondessero al telefono. Ma non accadeva mai. O meglio, quando mi rispondevano non era certo per rispondere ai miei auguri. Ricordavo il giorno della mia Cerimonia come fosse stato ieri: ricordavo la bizzarra calma che aveva pervaso il mio animo una volta che era stato fatto il mio nome. Ero stato consapevole che avrei deluso i Dockery, ma, allo stesso tempo, sapevo che non potevo compiere una scelta differente. Ero dunque sereno, tranquillo nell'onestà che avevo usato nei miei riguardi. E tanto bastava. Io, che venivo definito da tutti un uomo gentile, altruista, avevo posto me stesso al centro, per una volta. Anziché cercare di compiacere la mia famiglia, avevo scelto la strada più giusta per me. Sapevo che poteva sembrare bizzarro: come poteva essere giusta la via dell'indecisione? Per definizione, essa sarebbe dovuta essere sbagliata poiché nella vita bisognava sempre prendere una posizione, ma, personalmente, non trovavo l'indecisione un male. Andava contestualizzata, andava definita e in questo contesto, l'indecisione allargava la mente, permetteva di esaminare diverse prospettive, differenti punti di vista. Metteva in discussione tutto, generava una crisi, ed è risaputo quanto le crisi siano catartiche, quanto dalla distruzione nascano i cambiamenti migliori. Quel giorno, durante la mia Cerimonia, avevo anche scoperto quale fosse il mio Dono. Ne ero particolarmente affezionato: era l'ennesimo riferimento all'ascolto, quell'azione che mi era così cara e preziosa. Trovavo che fosse il Dono più adatto a me e mai, nemmeno una volta, avevo pensato di sostituirlo con un altro. Talvolta, durante l'Accademia, per gioco, avevo provato ad immaginarmi con un altro potere, ma ritenevo fossero fantasie appartenenti a chiunque, considerata la società nella quale vivevamo, ma mai avevo rinnegato la mia capacità. Anche se ormai i vari idiomi erano stati cancellati e sostituiti dalla Lingua Comune, ero affezionato al mio Dono.
    «Non credo che la telepatia faccia per me» risposi a Cassandra adottando un tono scherzoso mentre un mezzo sorriso distendeva le mie labbra. «Non sono così curioso da voler sapere cosa passa nella testa delle persone.» La giovane Insicura successivamente avanzò la possibilità di sperimentare un nuovo idioma al fine di scoprire se il mio Dono potesse spingersi così in là o meno. Sarebbe stato stimolante provare e personalmente non mi sarei sottratto dall'esperimento... per quanto fosse complicato. Costruire un linguaggio dal nulla era un compito tutt'altro che semplice o immediato. Ci sarebbe voluto diverso tempo per farla divenire una vera e propria lingua. «Probabilmente la soluzione migliore sarebbe chiedere a qualche storico linguista» commentai. Sebbene attualmente si parlasse un unico idioma, ero sicuro che ci fosse qualche studioso che avesse dedicato la propria vita ai dialetti ormai morti. Un esperto di fonetica che fosse in grado di strutturare un linguaggio semplice per mettere alla prova il mio Dono.
    Una volta che Cassandra ed io ci fummo avvicinati alla sua palestra, ella mi rivelò di aver sempre frequentato la stessa, così come la sua volontà di non discostarsi dal pattinaggio a rotelle. Non sapevo quanto questo primo sport fosse simile dal pattinaggio sul ghiaccio, né in cosa si discostasse, ma ritenevo che Cassandra avesse operato la scelta che riteneva più adatta a sé e alle proprie attitudini. «Hai seguito il tuo cuore, è un'ottima decisione. Ci sono persone che sostengono che si combatta con il cuore, ma che si vinca con la ragione... io ritengo che anche il primo riesca a mettere a segno delle vittorie, non credi?» Feci per soggiungere altro quando un trillo che conoscevo più che bene richiamò la mia attenzione. Non ero mai stato particolarmente ossessionato dalla tecnologia, e preferivo relazionarmi alle persone viso a viso piuttosto che attraverso uno schermo. Ero quel genere di persona che scriveva ancora le lettere a mano, preferendole alle asettiche e-mail, perciò non badavo mai al cellulare quando mi trovavo in compagnia di qualcuno. Sfortunatamente, quello squillo non apparteneva al cellulare, ma al mio cercapersone. «Perdonami, è il mio bat-segnale» mormorai, recuperando il dispositivo dalla tasca dei pantaloni. «Temo di dover rimandare ad un altro giorno la visita alla tua palestra» esordii separando lo sguardo dal display del cercapersone. Mi avevano chiamato dal Sanitas: sostituivo ancora il mio vecchio amico Manor presso quell'istituto che era particolarmente soggetto alle emergenze. Un favore che mi aveva portato a conoscere personalità decisamente interessanti, ma sentivo lo sguardo del direttore, Rodge Bolton, costantemente su di me. Avevo notato che ogni dipendente appartenesse ai Cacciatori, ma non mi aveva mai impensierito quella consapevolezza: mi interessava dei pazienti e desideravo il meglio per loro. Era per quella ragione che avevo colto la richiesta di sostituzione di Manor senza riflettere, senza pensare al tempo libero che mi avrebbe assorbito quella collaborazione occasionale e, potendo tornare indietro, avrei preso la medesima decisione. «È stato davvero un piacere conoscerti, Cassandra» conclusi, porgendole la mano. «Farò sicuramente il tifo per te.» Un largo sorriso si aprì sul mio volto, mentre mi accomiatavo da lei.
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    Spero che la conclusione sia di tuo gradimento ♥ Ho optato per un'emergenza al Sanitas, altrimenti mi sa che saremmo andate avanti ancora con questi due, se però preferisci un'altra soluzione dimmelo pure che edito ♥
     
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    Cassandra Sheppard
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    Era sempre stato facile, per Cassandra, riuscire ad andare d'accordo con le persone. Era una di quelle ragazze buone di cuore; forse troppo, talmente tanto che non sarebbe stato difficile prendersi gioco del suo buon cuore, ingannandola. Sarebbe servita indubbiamente una mente sveglia e un minimo di strategia - perchè ingenuità non è sinonimo di stupidità - ma certamente se qualcuno avesse voluto far leva sull'altruismo e sulla bontà di cuore della giovane Insicura, non avrebbe trovato grossi ostacoli. Era quella la ragione per cui la giovane Sheppard aveva spesso diverbi con sua sorella minore, quella la ragione per cui bisticciavano spesso e volentieri: Arya la riteneva troppo facile da manipolare e raggirare. Quando sentiva quelle parole, Cassandra aveva reazioni diverse di volta in volta: in alcune occasioni si intristiva, colpita dal fatto che tanto veleno venisse lanciato proprio su di lei, che non se lo meritava, mentre in altre circostanze, semplicemente, perdeva le staffe e inizivaa prendersela con la più giovane della famiglia. Un tempo i loro bisticci erano stati ad armi pari ma ormai da qualche tempo Cassandra non aveva più questa possibilità a causa del dono di sua sorella che, prontamente, incominciava a correre,per farla impazzire ancora di più, sfuggendo a qualunque confronto verbale serio. In ogni caso, lei non aveva ancora cambiato il suo atteggiamento e non se ne pentiva: se si fosse chiusa a riccio su sé stessa, ad esempio non sarebbe riuscita ad essere spontanea con Selwyn e quel pomeriggio le cose sarebbero andate in modo decisamente diverso. "Bhe, ma sarebbe il dono perfetto per un investigatore o per una spia!" proseguì lei scherzando divertita "Non avrebbe bisogno di esporsi: gli basterebbe camminare per strada per scoprire ogni cosa!" aggiunse, annuendo con enfasi "Anche se probabilmente avrebbe un bel mal di testa!" concluse ridacchiando, mantenendo la conversazione su un tono scherzoso. Un potere di quel tipo sarebbe stato indubbiamente utile ma, come diceva Selwyn probabilmente non sarebbe stato sempre bello poterlo usare. In fondo, alcune verità forse era meglio tenerle nascoste. In ogni caso, un telepate avrebbe fatto molta meno fatica degli altri a distinguere gli amici dai nemici; naturale fu dunque per lei domandarsi se effettivamente, da qualche parte nel mondo, esisteva qualcuno che aveva ricevuto dal Siero una capacità simile. Probabilmente sì qualcuno doveva esserci. Ecco qella era una capacità con cui Cassandra avrebbe fatto volentieri a cambio: era molto meglio leggere nel pensiero piuttosto che rischiare di avvelenare tutti con un stretta di mano! Anche se, doveva ammetterlo, anche il dono di Selwyn era interessante, per quanto poco pratico nel loro mondo. "Chissà come sarebbe il mondo se si potesse scegliere che dono ricevere dal Siero" si domandò, rendendosi tuttavia conto nell'immediato di quanto potesse essere pericolosa un'eventualità del genere. Nella maggor parte delle persone il Siero si attivava al compimento del diciottesimo anno di età e non tutti a quell'età avevano raggiunto una maturità mentale tale da fare una scelta accurata. C'erano persone che faticavano a scegliere una Congrega... scegliere un dono sarebbe stato anche peggio! Sarebbero potute comparire capacità totalmente fuori controllo e pericolose; Arya, indubbiamente, avrebbe scelto qualcosa di quel tipo. O un dono stupido e inutile. Ma lei, potendo scegliere, cosa avrebbe scelto? Avrebbe realmente lasciato una capacità pericolosa come la sua nelle mani di qualcun altro? Le persone con doni come il suo avevano grandi responsabilità e tirarsi indietro, lasciare quel compito a qualcun altro, poteva rivelarsi poco saggio. Improvvisamente, Cassandra sentì sulle spalle il peso delle responsabilità; peso che le fece perdere il passo, portandola a abrcollare momentaneamente sui suoi pattini, obbligandola ad alalrgare le braccia in modo anche un pò goffo e buffo, per mantenere l'equilibrio.
    La conversazione con Selwyn tuttavia, era rimasta su toni decisamente più leggeri, anche se stava andando a toccare tematiche importanti e, per lei, profonde, ragione per cui Cassandra accantonò momentaneamente quel pensiero, consapevole del fatto che, senza ombra di dubbio, avrebbe tirato nuovamente fuori dal cilindro quella riflessione una volta rimasta sola."Sì, penso tu abbia ragione" annuì con enfasi, sempre più entusiasta all'idea di mostrare al pediatra la sua palestra; naturale fu per lei, di conseguenza, avere una mezza esitazione quando il cercapersone di Selwyn suonò, rompendo quel piccolo microuniverso in cui si erano rinchiusi durante la loro esplorazione "Oh..." fu la prima parola che riuscì a pronunciare con voce stupita e bassa; ma poi quel riferimento, quel "bat-segnale", riaccese subito il suo sorriso "Vai a catturare il Joker!" gli disse sorridendo, facendogli un occhiolino, mentre alzava entrambi i pollici verso l'alto. Era cresciuta su quei fumetti: assieme ai suoi fratelli avevano interpretato diverse ruoli, i più svariati, fino ad assegnare ad ognuno di loro un'identità ben precisa. Buffo come Poison Ivy, in quel frangente, stesse facendo il tifo pr Batman. "Anche per me Selwyn" commentò, sollevando la mano per salutarlo, mentre l'Insicuro si accomiatava. Sarebbe stato stupido e infantile pestare i piedi, protestare, insistere affinchè Selwyn si fermasse di più lì con lei pur sapendo che non era scontato che sarebbe riuscita a farlo entrare in palestra. In ogni caso, lei ci credeva in quell'altro giorno, in quella sottintesa prossima volta: non poteva essere certa che Selwyn lo avesse detto con reale interesse o se la sua era stata solo una frase di circostanza, una gentilezza, ma era propensa a credere che la seconda opzione non fosse corretta. Stava quasi per voltarsi per proseguire da sola qund'ecco che un'idea attraversò la sua mente "CANALE CINQUANTASETTE!" urlò, con le mani a coppa ai lati della bocca, per far sì che la sua voce potesse superre la distanza, nella speranza che Selwyn potesse udirla: quello era il canale dove, generalmente, venivano trasmesse le gare di pattinaggio, quantomeno quelle più importanti. Mancava ancora molto ai campionati che s sarebbero tenuti nella Capitale ma, così facendo, Cassandra sperava di dare all'insicuro almeno un'indicazione sommaria e, magari, sfogliando il giornale, avrebbe potuto lanciare un occhio anche alla programmazione di quel canale, un domani, per vederla gareggiare. E magari, all'incontro successivo, Cassandra se lo sarebbe ritrovato davanti con un paio di pattini ai piedi. Selwyn non le era sembrato per niente un uomo sportivo e anche le sue parole avevano dato credito a quell'idea, ma nella vita non si poteva mai dire cosa sarebbe successo e, in ogni caso, il suo obiettivo none ra convertirlo al pattinaggio,q uanto piuttosto condividere genuinamente una sua passione con le altre persone, specialmente con quello con cui riusciva ad instaurare, anche solo momentaneamente, un legame, come era successo quel pomeriggio. Senza perdere il suo buon umore, di conseguenza, Cassandra proseguì il suo viaggio solitario verso la palestra: era in anticipo ma un pò di allenamento extra non poteva che farle bene.
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    Ahaha se non lo avessi mandato via tu, avrei fatto cacciare Selwyn da qualcuno della Palestra xD Va benissimo così e grazie per la role ♥ ♥ ♥ Qui chiudo!
     
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12 replies since 7/9/2015, 22:22   664 views
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