Hey brother, there's an endless road to re-discover

quartier generale dell'Hydra Squad || Bruce & Arthur

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    Bruce Morgan
    45 41 anni //Creazione di oggetti ed armi psiconiche // Protettori
    Bruce Morgan non era un uomo da rimpianti; quando prendeva una decisione, quando sceglieva era sempre pronto ad accettare le conseguenze dei suoi gesti, qualunque esse fossero. Era un soldato, era stato addestrato come tale, pronto ad affrontare le situazioni così come gli venivano poste davanti agli occhi, non a perdersi in "sé" e "ma"; per quella ragione, nonostante non amasse particolarmente i suoi compagni d'arme, non si pentiva di aver scelto l'Hydra. Quello era un lavoro che prevedeva una sorta di impegno per un bene superiore, un impegno che prevedeva anche lo sporcarsi le mani di sangue se era necessario per mantenere l'equilibrio. Uno sporco lavoro,m ma qualcuno doveva farlo... e lui era sin troppo bravo. Ma saper fare il proprio lavoro non significava per forza farsi andare a genio tutti i tirapiedi di Sallister; e Ranocchio non gli andava per niente a genio. Per quella ragione, anche quando il messaggero di Noha fu scomparso, Bruce non abbassò nell'immediato le armi, tenendole davanti a sé, mentre tutti i suoi sensi all'erta si preparavano a scattare in caso di un eventuale tiro mancino da parte di Henry Toad. Solo quando fu sicuro di essere nuovamente solo con Arthur, infine, abbassò le armi e, dopo aver dato il suo benestare al Protettore, entrambi si avviarono verso la stazione del teletrasporto.

    Bruce non era un uomo polemico per natura, ma gli anni passati ai vertici dell'esercito dei Protettori lo avevano portato a non essere più così accondiscendente come una volta, specie se non era d'accordo con Noha; ed essendo l'Hydra un'istituzione che aveva la sua lealtà ma non la sua stima o approvazione, Bruce non si era mai fatto problemi a rispondere a tono al loro leader. E mentre faceva il suo ingresso nel loft di Arthur, non potè fare a meno di domandarsi se non fosse giunto il momento di chiamare il Quartier Generale e chiedere di assegnarlo ad un'altra Missione. Non tanto perchè si sentisse vecchio - Anche se, dannazione, inizio davvero ad essere troppo vecchio per queste cose! - ma perchè aveva una famiglia a carico. E Bruce Morgan poteva non essere un uomo da rimpianti, ma una scelta sbagliata nella sua vita, riteneva di averla fatta... e portava il nome di suo figlio Jasper. Si era reso conto di aver trascurato il ragazzo quando era stato troppo tardi per rimediare e nessuna consolazione era valsa a placare il suo animo. Il fatto che fosse rimasto solo a crescerlo, il fatto che fosse un genitore molto giovane erano tutte scuse dietro le quali lui non si sarebbe mai nascosto: si assumeva le colpe del suo fallimento, ma questo non lo faceva sentire meglio. Era il suo tormento più grande, il suo più grande scheletro nell'armadio; una nota di demerito che pesava più su di lui che non sul nome dei Morgan. Già, perchè per il resto della famiglia era stato molto facile ostracizzare Jasper, escludendolo, tagliando ogni rapporto con lui; disconoscerlo a livello pubblico però, era diverso dal disconoscerlo a livello emotivo. Perchè checché ne dicessero i genitori di Bruce o il resto d suoi familiari, Jasper restava suo figlio e nessuna fazione avrebbe cambiato quel dettaglio. Così, Bruce aveva cercato di dare a suo figlio un ultimo insegnamento: Assumiti la responsabilità delle tue scelte aveva pensato, mentre si alzava in piedi per uscire dall'Arena con gli occhi di tutti puntati addosso; aveva passato la giornata al poligono, a sparare, cercando di annebbiare quei pensieri dolorosi... cercando di tornare a casa calmo, così da non fare una scenata davanti al resto dei suoi figli. A nulla erano valse le parole di Vanessa per chetare il suo animo, poichè più che lo smacco al nome della famiglia, a Bruce pesava l'assenza del figlio maggiore: aveva proiettato su di lui le sue aspettative i suoi ideali, senza tuttavia essere in grado di dargli l'affetto di cui un figlio aveva bisogno. Si era reso conto sin da subito di aver dato più affetto al resto dei suoi figli e quella situazione, aggiunta al fatto che Jasper fosse l'unico figlio di Amanda, aveva fatto sentire il figlio un'escluso. E Bruce si era ripromesso di non ripetere lo stesso errore: forse non poteva cambiare il passato, ma avrebbe dato prova agli altri suoi figli - o, molto più semplicemente, a sé stesso - che lui poteva essere un buon padre. Voleva Proteggere la sua famiglia ma, per farlo, doveva restare loro accanto; e quella Missione avrebbe potuto impedirglielo. Sì, perchè se Noha aveva deciso di affidargliela così su due piedi, pur essendo a conoscenza della sua situazione, doveva essere una questione di non scarso rilievo. Ma, del resto, non ne avevano forse avuto una prova anche lui e Arthur una volta sul campo? Un uomo in grado di controllare la mente delle persone a quel livello era un individuo pericoloso quanto Magneto, se non di più. Così, appoggiata la giovane Wagner sul divano di Arthur, dopo aver annuito alla sua offerta di una birra, il Sicario dell'Hydra si avvicinò alla grande vetrata che dava sull'esterno e, materializzato un cellulare nella mano destra, lanciò una rapida occhiata al suo nuovo compagno di squadra. Spero non ti dispiaccia se faccio una telefonata... gli disse, prima di avvicinare il telefono all'orecchio: se anche gli avesse creato problemi, Bruce non si sarebbe trattenuto. Doveva avvisare Vanessa di quanto successo personalmente: non voleva che la notizia della sua eventuale dipartita le arrivasse all'improvviso, magari con il tatto inesistente delle fonti Governative.

    Ospedale Centrale, come posso esserle utile?
    Sono Bruce Morgan; mia moglie è ricoverata da voi.
    Oh, Signor Morgan, le mie congratulazioni! Aspetti in linea...
    E Bruce attese, in silenzio, ascoltando la musica della segreteria in sottofondo, che il centralino girasse la chiamata alla stanza della moglie che, stando alle parole dell'infermiera, a quanto pare aveva appena partorito.
    Bruce! Buon compleanno! la voce di Vanessa dall'altra parte del telefono strappò al Protettore l'accenno di un sorriso, incrinando la sua perfetta maschera di impassibilità.
    Come stai? E lei come sta?
    Stiamo bene entrambe; tu piuttosto? E' successo qualcosa?
    Temo che per un pò non potrò rientrare a casa...
    ...è troppo pericoloso. pensò, ma non ebbe bisogno di dirlo; il silenzio che gli giunse in risposta dall'altra parte fu sufficiente per fargli capire che sua moglie aveva compreso la gravità della situazione. Il pianto di Faith lo costrinse a chiudere gli occhi; forse non avrebbe mai visto quella bambina, la sua bambina crescere.
    ...aspetteremo il tuo rientro, come sempre. Le gemelle faranno una torta per l'occasione...
    ...e tutto tornerà come prima, come è sempre stato era ciò che Vanessa aveva lasciato non detto. Perchè quella era la vita dei Morgan: Bruce con i bambini, Vanessa al lavoro, sino a quando l'Hydra non chiamava. A quel punto Bruce andava in Missione e anche quando vi era il rischio concreto che egli non tornasse a casa, la famiglia lo aspettava comunque; perchè i suoi figli non sapevano e non dovevano sapere. Lui e Vanessa avevano già organizzato tutto, una storia di copertura da raccontare nel caso le cose fossero andate per il peggio. Abbi cura della nostra famiglia mentre non ci sono; con quella frase, piena di parole non dette e di sentimenti non esternati, Bruce chiuse la telefonata; un istante dopo, quel costrutto psiconico scomparve completamente, lasciando al protettore in mano nient'altro che un pugno di nulla. Soffocò un sospiro: ora che era arrivata Faith era tutto più difficile; ma non doveva farsi distrarre. Così, quando si voltò nuovamente verso Arthur, la maschera del Cecchino era nuovamente al suo posto.
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    Chiedo venia se Bruce ha parlato poco ma in questo post mi è uscito particolarmente melodrammatico T.T
     
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    Pas de problème ♥ Io intanto sto shippando Artie e Amy xD


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    Arthur Locke
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    Avevo afferrato due birre per il collo prima ancora che Morgan rispondesse alla mia offerta, ma solo quando colsi il cenno di assenso con il capo che mi rivolse chiusi il frigorifero. Stappai la mia con un cavatappi metallico recante il disegno di una montagna, era uno di quegli aggeggi dotati di magnete che venivano regalati a chi non si sapeva che souvenir portare da una vacanza. Non ricordavo come fosse entrato in casa mia... Forse me lo aveva regalato Butch? No, Butch mi conosceva troppo bene. Probabilmente era un compagno di squadra, prima di Morris. Quel nome, ogni volta che pensavo a quel nome il mio stomaco si stringeva in una morsa e, anche se lo combattevo con tutta la mia volontà, la mia mente mi riproponeva il ricordo di quel volto esangue. Un bambino. Era quello che avevo pensato quando lo avevo visto, con il suo orsetto di peluche. "Ho ucciso un bambino". Un pensiero tanto lucido quanto inquietante, un pensiero che rivelava il mostro che ero diventato, che Sallister mi aveva fatto diventare.
    "Maledetto vecchio bastardo" pensai, rivolgendo l'insulto al Governatore. E mio datore di lavoro. Lo sapeva quanto lo odiassi? Lo dubitavo fortemente, ma credevo che Sallister dovesse sapere quanta poca gente lo sopportasse, altrimenti non si spiegava l'immane dispiego di forze che impiegava per sedare ogni più piccola rivolta. La estirpava sul nascere, senza preoccuparsi delle conseguenze, senza fermarsi un attimo a pensare agli innocenti coinvolti. Come Morris. Il bambino non era un ribelle, come diavolo poteva esserlo? Non aveva colpe, era solo un rifugiato, un debole. Era una di quelle persone che avevo giurato di proteggere quando ero entrato nell'esercito. Una volta Butch mi aveva detto che adesso forse Morris stava meglio, che forse gli avevo impedito di vivere una vita difficile, ma lo avevo messo a tacere con uno sguardo. Lo avevo ucciso, non ci sarebbero state parole in grado di non farmi sentire in colpa. Nemmeno se fossi finito in un maledetto universo parallelo e avessi scoperto che Morris sarebbe diventato una sorta di Cacciatore anarchico che avrebbe messo a ferro e fuoco il mondo trucidando senza pietà innocenti. Non c'era penitenza per espiare la mia colpa, se non la consapevolezza di ciò che avevo fatto e l'obbligo di convivere con quella consapevolezza.
    Voltai il capo verso la ragazzina: ora che era priva di sensi aveva un che di angelico. Quanto era giovane! E già era stata costretta a vedere così tanto male. Il suo viso così puro e sereno nel sonno allontanò quello cadaverico, color d'osso, di Morris dalla mia mente e mi concessi un sospiro profondo mentre poggiavo la birra per Morgan sul tavolino e con un cenno della testa gli lasciai intendere che poteva fare tutto quello che gli pareva fino a quando Amy Wagner non si fosse risvegliata. Bevvi un sorso di birra e andai a sedermi vicino alla ragazzina, come una di quelle statue messe a protezione delle abitazioni dei nobili. Ironia della sorte: sembrava che davvero il mio soprannome mi identificasse e non solo per il Dono che il Siero aveva risvegliato in me.
    "Coraggio, ragazzina, dicci qualcosa di utile" pensai, osservando i suoi tratti delicati. Che cosa ne sarebbe stato, ora, di lei? Orfana, costretta a compiere azioni contro la propria volontà, probabilmente terrorizzata dalla presenza di una figura resa troppo potente dalla follia delirante di Sallister. "Hai proprio un cuore di pietra, Arthur" mi canzonai mentre allungavo una mano per spostare una ciocca di capelli dal volto di Amy. Evidentemente, alla fine, nonostante la mia intenzione, la mia convinzione di aver chiuso fuori dalla mia anima ogni umana emozione all'infuori della rabbia, qualcosa mi era ancora rimasto. Compassione? Pietà? Forse. O forse era solo empatia. Quel pensiero accese in me un'espressione completamente ironica. Io, empatico? Assolutamente no. Mi dispiaceva solo per la ragazzina il cui futuro ora sembrava sempre più vago, sempre più incerto. Sarebbe stata processata per le sue azioni? Certo, se solo fosse stata fortunata. Altrimenti Sallister l'avrebbe passata a fil di spada appena l'avesse avuta per le mani. Quindi significava che non potevo permettere che venisse presa dall'Hydra. L'avrei nascosta da qualche parte e se fosse necessario avrei mentito nel mio rapporto: avrei scritto che le ferite riportate l'avevano uccisa dopo l'interrogatorio. Perché no? In fondo una persona poteva svanire nel nulla: io ci ero riuscito fino a quando il nonnetto non aveva fatto irruzione nel magazzino ortofrutticolo nel quale lavoravo. Sarebbe stata in grado di cavarsela da sola? Beh, dannazione, prima o poi tutti imparavano a farlo. Le avrei dato dei soldi, le avrei detto come fare per diventare un'ombra. I tentacoli del Governatore non potevano spingersi ovunque: ci sarebbero stati dei posti nei quali non avrebbe guardato, e poi, perché indagare se il rapporto diceva che era morta? Certo, il problema stava nel convincere il nonnetto a non mettermi i bastoni tra le ruote e a confermare la mia versione. Ma già non aveva dato prova di non essere completamente una macchina da guerra come aveva voluto farmi credere all'inizio quando aveva risparmiato la ragazzina?
    "A lui ci penserò io, stai tranquilla" pensai, tornando a rivolgere l'attenzione alla giovane. Senza nemmeno che me ne rendessi conto, ero arrivato a metà bottiglia. "Stai cercando di uscirne" mi ricordai, allontanando il collo di vetro dalle mie labbra, impedendomi di bere un altro sorso. "Per il lavoro. Al diavolo il lavoro". Si stava consumando una vera e propria lotta tra il mostro alcolizzato che ero diventato e il ricordo del Protettore che ero stato. Chi dei due avrebbe prevalso, ancora non sapevo dirlo. Era pur vero che il mostro era più forte, perché era lui che era sopravvissuto a Morris, era lui che doveva gestirne il ricordo, mentre per il Protettore era stato facile lasciarsi morire, andarsene dopo aver scoperto cosa aveva fatto. Ma il Protettore era tornato nel momento in cui la missione era entrata nel vivo, segno che, forse, c'era ancora speranza di rivedere il vecchio Artie prima o poi. Appoggiai la bottiglia a terra, costringendomi a smettere di guardarla, a smettere di desiderarla. Basta alcol. "Devi uscirne". Ne sarei uscito, avrei ritrovato un redivivo Arthur Locke, l'uomo che ero stato fiero di essere, l'uomo che sarei tornato ad essere.
    "Piccadilly Circus. Leicester Square". La sete stava scemando. "Covent Garden". Un sospiro e lentamente Amy Wagner aprì gli occhi.
    «Ehi, si sta svegliando» annunciai lanciando una veloce occhiata a Morgan prima di sporgermi sul ciglio della seduta per rivolgermi alla ragazzina. Non sapevo se gli effetti della manipolazione fossero ancora attivi o meno, dunque ero pronto ad intervenire nel caso in cui avesse cercato nuovamente di farsi del male. I suoi occhi, tuttavia, mi sembravano piuttosto lucidi e trasudavano la consapevolezza di ciò che era stata costretta ad assistere. «Sei al sicuro». Parole banali che non volevano dire assolutamente nulla: chi poteva dirsi al sicuro? Ma era sempre meglio quella retorica ad un interrogatorio in piena regola senza prima farle capire che eravamo dalla parte dei buoni. «Fermeremo quel tizio» promisi. E quella era davvero una promessa, non erano parole pronunciate tanto per rassicurarla.
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    Bruce Morgan
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    La giovane che lui e Arthur avevano portato nel loft si posizionava in quella fascia d'età che in casa sua mancava all'appello; era più giovane di Jasper, ma più vecchia delle gemelle. E, a quel pensiero, Bruce si rese conto che, se sua moglie avesse saputo cosa le era accaduto, probabilmente gli avrebbe proposto di adottarla: del resto, quella sarebbe stata la copertura perfetta per una testimone chiave in un'inchiesta Governativa di quel livello. Con la loro influenza, lui e sua moglie non avrebbero avuto problemi ad ottenere un simile affidamento, tuttavia... Se l'Innestatore ha ordinato loro di uccidersi in caso di fallimento, verrà a cercarla... E se fosse andato a cercarla e avesse trovato casa sua, tutta la sua famiglia avrebbe corso pericoli inimmaginabili. E lui aveva promesso di proteggerli a qualunque costo. Non sei un samaritano Bruce, sei un soldato... si disse, mentre la voce di Arthur e dei lievi movimenti da parte di Amy Wagner gli annunciavano che la ragazza si stava svegliando. Istintivamente Bruce fissò la sua mano destra e, subito dopo, la puntò verso Arthur: la medaglietta che gli aveva fabbricato prima di andare in missione non era eterna, ma aveva una durata limitata... e se dovevano tenere d'occhio l'innestatore, avrebbe dovuto ricaricarla quotidianamente affinchè l'effetto non svanisse. Non sapeva se avrebbe tenuto l' Innestatore del tutto fuori dalla testa di Arthur, ma quantomeno avrebbe potuto rallentarlo; lasciare al suo compagno di squadra un minimo di lucidità, sufficiente quantomeno per provare ad imporre la propria volontà contro quella dell'invasore. Negli anni Bruce si era trovato davanti ai doni più disparati: nel Corpo Speciale dei protettori prima e nell'Hydra poi, aveva assistito ad innumerevoli capacità strabilianti, ma per quanto speciali ed unici potessero essere i doni, per quanto potenti avevano tutti un punto debole. Per quella ragione, pur non sapendo nulla del Modus Operandi del loro bersaglio né la pericolosità del soggetto - che lui avrebbe comunque classificato come un Livello A+ senza pensarci due volte -Bruce poteva affermare con certezza che, per quanto letale fosse quel dono, non poteva rendere onnipotente il suo possessore senza ucciderlo. Di conseguenza, se avessero agito con prudenza forse sarebbero riusciti a prenderlo senza prima ammazzarsi a vicenda su ordine di quel pazzo.

    Così, concentrandosi sul costrutto psiconico che aveva dato ad Arthur, Bruce lo potenziò a distanza, prolungandone l'effetto. Dopodichè, richiuse la mano a pugno e, quando al riaprì, una piccola collana con un ciondolo a forma di stella era fermo sul suo palmo, mentre una catenina di ferro gli scivolava tra le dita. Era un oggetto all'apparenza banale, ma che avrebbe avuto lo stesso effetto della medaglietta di Arthur: avrebbe tenuto l'Innestatore fuori dalla testa di Amy Wagner. Dovrei farne una anche per me... pensò, ma non ripetè l'operazione: non voleva abusare del suo dono, doveva tenersi pronto a qualunque eventualità... di conseguenza, la sua protezione poteva aspettare poichè, del resto, la sua mente era la più resistente ai contraccolpi tra quella dei presenti. Negli anni dell'Accademia e dell'addestramento successivo per entrare nel Corpo Speciale, Bruce era stato sottoposto ad allenamenti non solo fisici ma anche psicologici; suo padre era solito affermare che lui avesse sviluppato quel particolare dono perchè sin dalla più tenera età gli era stato impartito un addestramento anche tra le mura domestiche e che quello stile di vita aveva influito tanto quanto il Siero nel determinare il suo Dono. Bruce non sapeva se qualcosa del genere fosse realmente possibile o scientificamente provato, ma era sicuro del fatto che, senza la giusta schermatura mentale, il suo stesso dono gli si sarebbe rivoltato contro con effetti devastanti. Per quella ragione riteneva di poter aspettare a fabbricarsi un ulteriore protezione: la avrebbe creata, quello era fuori discussione, ma solo quando fosse stato il momento giusto; farlo quando non era al massimo delle forze avrebbe potuto compromettere tutta l'operazione. Silenzioso, aggirò il divano, fermandosi in piedi a pochi passi da esso, osservando Amy Wagner. La ragazzina, vedendolo, sobbalzò e tentò di alzarsi dal divano. Non ti ucciderò le disse con voce secca, tutt'altro che rassicurante; ma, del resto, riteneva superfluo tentare di apparire socievole, poichè la ragazzina non gli avrebbe mai dato la sua fiducia. Del resto, lui era l'uomo che aveva ammazzato suo padre; al posto suo, nemmeno Bruce si sarebbe fidato. Se avessi voluto ucciderti ti avrei lasciata cadere in quel burrone proseguì. Il tono imperativo con cui aveva parlato, tuttavia, sembrò avere il giusto effetto, poichè la ragazza rimase seduta sul divano: se aveva pensato di provare a scappare, ci aveva ripensato...quantomeno momentaneamente. A quel punto, Bruce si lasciò scivolare il ciondolo tra le dita, trattenendo solo la catenina nel pugno, così che il ciondolo dondolasse davanti ad Amy Wagner, mentre lui avanzava di un passo verso di lei. Lo vedi questo ciondolo? Terrà quell'uomo fuori dalla tua testa finchè lo indosserai disse,flettendo poi le ginocchia, in modo da chinarsi davanti al divano ed essere all'altezza della ragazza. Ha un effetto limitato: tra ventiquattro ore si dissolverà in un cumulo di polvere, a meno che io non lo ricarichi. Parlava con tono tranquillo ma risoluto: nasconderle la verità non sarebbe servito a nulla. Ma io non posso farti da baby sitter: devo prendere l'uomo che mi ha fatto sparare ad un innocente aggiunse, fissando la ragazza negli occhi Il tuo dono, tuttavia, è in grado di potenziare quelli degli altri: se terrai questo ciondolo sempre con te, potrai fare in modo che il suo effetto non svanisca concluse, senza degnare Arthur di uno sguardo; vuoi perchè disabituato a lavorare in squadra, vuoi perchè concentrato su quello che stava facendo, Bruce non si distrasse neanche per un secondo. Inoltre, se si fosse voltato verso il collega, avrebbe potuto tradire un'insicurezza che non possedeva... e doveva farsi vedere deciso, per ottenere le risposte che voleva. Ma prima che io te la consegni devi dirmi tutto quello che sai su questo Innestatore concluse, rialzandosi, ma senza lasciare il ciondolo; la ragazza lo fissava con le labbra assottigliate e uno sguardo confuso. ...se non vuoi parlare con me per quello che ho fatto...quantomeno parla con lui concluse, avvicinandosi ai ripiani della cucina, agganciando la catenina ad una delle maniglie dei cassetti, mentre con un cenno del capo indicava Arthur. Io vado a sorvegliare il perimetro e a controllare che nessuno ci abbia seguito aggiunse, rivolto al compagno di squadra, aprendo la porta del loft Se non torno entro trenta minuti, prendi al ragazza e torna al Quartier Generale disse, uscendo in corridoio Se torno e non sono in me, non ingaggiare un combattimento a meno che tu non abbia la certezza di potermi uccidere. concluse, richiudendosi poi la porta alle spalle con un tonfo secco. Sapeva che il modo migliore per far parlare la ragazza era metterla a suo agio e la sua presenza avrebbe precluso il raggiungimento di qualunque risultato: lui era l'assassino di suo padre e nessuna giustificazione avrebbe cambiato la sua identità gli occhi di Amy Wagner. Arthur, al contrario, aveva tentato di salvare sua madre e il suo aspetto, per quanto ingessato e composto, per quanto spaventoso potesse apparire quando tramutava la sua pelle in una corazza, a detta di Bruce sarebbe riuscito con più facilità a farsi dare delle informazioni. Inoltre, riteneva davvero necessario sorvegliare l'esterno: avevano viaggiato con il teletrasporto, ma l'Innestatore poteva comunque averli seguiti. O, in alternativa, avrebbe potuto avere degli alleati in Europa: ne sapevano troppo poco per abbassare la guardia.
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    E niente, volevo già far parlare la piccola Wagner, ma poi il mio cervello mi ha suggerito che Bruce si sarebbe comportato in modo diverso e non da padre di famiglia in una circostanza del genere xD Quindi l'ho mandato all'esterno u.u Se ti stai chiedendo se intendo far comparire qualche guaio al prossimo post...sappi che non ho ancora deciso muahahaha xD Deciderò alla fine del tuo post se mantenere una situazione di quiete o no u.u ...a meno che i casini non li tiri fuori te in questo post per farmi una brutta sorpresa :P
     
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    Mi sembra un ragionamento logico u_u


    warning: linguaggio un po' colorito qua e là per il post.

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    Arthur Locke
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    Avevo voluto tornare nella mischia? Bene, ora dovevo fare i conti con i miei desideri. Perché non mi ero tenuto il mio impiego presso il mercato ortofrutticolo a tempo pieno? Perché non ero rimasto fuori dalla mischia? Perché non faceva parte del mio carattere. Non ero capace di farlo, non ero capace di voltare le spalle a quello che stava succedendo. Non sarei stato capace di sguazzare nella palude di senso di colpa e odio nei confronti del Governatore disinteressandomi completamente di quello che accadeva nel mondo. Non era così che ero cresciuto, non era questo Arthur Locke. Sì, quell'uomo era morto quando Morrie era morto, ma il suo fantasma era ancora qui, al mio fianco. E aveva preso possesso dell'ameba rancorosa che ero diventato quando mi ero trovato coinvolto in quello scontro con i membri dell'Hydra Squad. Quindi, nonostante il mucchio di stronzate che continuavo a ripetermi, non ero ancora morto del tutto. C'era ancora, in qualche fetido angolo della mia anima (o dello scrigno che aveva contenuto la mia anima) qualcosa del vecchio Arthur ed era uscito allo scoperto. E che ancora lottava. Lottava con ogni fottuto grammo di energia per non scomparire del tutto. E io cosa facevo? Cercavo di affogarlo con l'alcol. In quel momento, il sapore della birra che ancora sentivo nella bocca mi diede il voltastomaco e fu solo perché ero in missione che non corsi al lavandino della cucina a prendermi un bicchiere d'acqua. Acqua di rubinetto, naturalmente, perché a casa mia c'era solo birra. Birra e avanzi di cibo-spazzatura. Avevo smesso da tempo di prendermi cura della mia alimentazione, così come avevo smesso da tempo di prendermi cura di qualsiasi aspetto della mia vita. Certo, dopo essere stato contattato dall'Hydra avevo cominciato a rimettermi in riga, ma ci voleva ancora un bel po' di strada prima che tornassi ad essere il Gargoyle soldato di cui i familiari erano tanto fieri. Non ero più un eroe, ero solo una pallida imitazione. Anzi, forse ero un maledetto antieroe, un personaggio senza più alcun valore. Ma che provava a fare la cosa giusta. E dannazione, se ci stavo provando! Avevo aperto le porte di casa mia a quella ragazzina e avevo giurato a me stesso che non avrei permesso che le accadesse qualcosa di male. Non lo facevo perché volevo essere elogiato, non lo facevo per ricevere una medaglia sul petto (il tempo delle medaglie era passato da tempo e le mie le avevo buttate tutte in pattumiera, anche se ritenevo che Butch le avesse recuperate e le conservasse in attesa di tempi migliori), lo facevo per lei. Come lo avrei fatto per chiunque altro si fosse trovato in difficoltà ed era proprio questo il senso di quel servire e proteggere che in Accademia ci facevano ripetere fino alla nausea. Eroismo era una parola ingannevole, una parola che avevo imparato a non tollerare quando era calata nel nostro universo. Era una parola per pomposi damerini che si fregiavano di quel titolo solo per far colpo sulla ragazza di turno o per vantarsi con i parenti. L'eroe era un vanesio, un narcisista che anteponeva la propria immagine al bisogno. Gli eroi cercano sempre il pubblico. Chi invece serve e protegge agisce nell'ombra e affonda le mani nelle sabbie mobili pur di riuscire a salvare chi ne sta venendo fagocitato, senza preoccuparsi di avere la stampa a riprendergli le chiappe. Realizzai, tuttavia, che non volevo un ruolo. Non avevo bisogno di un copione da seguire: questo era il bello di vivere al limite: potevo fare quello che volevo. Potevo essere chi volevo senza preoccuparmi di alcunché.
    Seguii con lo sguardo i movimenti del nonnetto che fabbricò una collanina per Amy Wagner. Le disse che quel gingillo l'avrebbe protetta dall'Innestatore. Passai una mano aperta sul volto, sfregandolo, come a voler allontanare in questo modo la stanchezza mentre mi chiedevo se Sallister, mettendo in circolo il Siero, non fosse stato troppo precipitoso. I Doni altro non erano che un effetto collaterale di quel brodo sintetico che avrebbe dovuto spingere un lato della personalità ad emergere, in modo tale da rendere più facile la scelta della Congrega di appartenenza. Forse il nostro Governatore avrebbe dovuto spendere qualche altro anno sul perfezionamento del Siero prima di sottoporlo a tutta la società. Non mi stavo lamentando: mi piaceva il mio Dono e trovavo che si accompagnasse perfettamente alla mia personalità, tuttavia non potevo non considerare quanto certi poteri rendessero ancora più pericolosi soggetti poco raccomandabili. Se questo Innestatore fosse stato solo uno psicopatico appartenente al secolo scorso sarebbe stato più semplice arginare la sua follia, ma adesso... adesso quest'uomo era in grado di fare qualcosa di straordinario. Era in grado di spingere una persona a venir meno ai suoi istinti più primordiali. Non era forse troppo? Supposi che nemmeno Sallister avrebbe voluto un individuo come l'Innestatore in giro, ma non mi interessava di avere l'approvazione del Governatore. Vivere nell'esercito, trovarsi tutti i giorni costretti a dover prendere decisioni importanti, decisioni che influivano sulla vita e sulla morte, davano tutta un'altra prospettiva. In una manciata di secondi si doveva scegliere se uccidere valesse la pena. Perché era proprio questo il punto: qualsiasi uomo poteva uccidere, il nocciolo della questione stava nel decidere di non farlo. Si imparava a valutare in fretta la vita di una persona e, soprattutto, le conseguenze di una sentenza di morte che veniva spiccata solo se necessario. Sallister, tuttavia, poteva anche aver posto fine alla guerra, ma era un maledetto politico e, ormai lo sapevo sulla mia pelle, non ragionava come un soldato. Per lui i danni collaterali erano tollerabili. Qualsiasi, di qualsiasi entità non era rilevante, purché egli ottenesse il suo obiettivo. La morte di Morris era stata un danno collaterale, superabile, un piccolo centesimo in una percentuale. E Sallister aveva raggiunto il suo risultato, dunque cosa importava che quel bambino non viveva più? Se non aveva avuto rimorsi per quanto accaduto, dubitavo che ora sarebbe stato differente: non gli sarebbe interessato di Amy Wagner. Non si sarebbe preoccupato di lei, né avrebbe preso a cuore la sua salvaguardia. Ma una guida non doveva tenere ad ogni singola vita sotto la sua responsabilità?
    Ecco perché, anche se sapevo che la missione sarebbe stata sponsorizzata con ogni mezzo, non volevo rivolgermi all'Hydra Squad. Non potevo tollerare il pensiero che quella ragazzina venisse sacrificata alla causa.
    Ascoltai come Morgan si rapportò con la giovane Wagner, tuttavia sembrava che ella non fosse molto in vena di parlare con lui. Mi limitai dunque ad annuire quando il mio partner si offrì di perimetrare l'edificio, lasciandomi da solo con il nostro unico testimone.
    Quando sbatté la porta di casa, mi grattai con il pollice il sopracciglio sinistro, dopodiché, sporto sul bordo della seduta, mi rivolsi alla ragazzina: «Ti assicuro che è umano, anche se sembra un robot» commentai ironico, strappandole un sorriso timido. «Amy, abbiamo davvero bisogno di sapere qualcosa su quest'uomo.» Ella annuì trovando la forza di guardarmi negli occhi.
    «Sembrava una brava persona» esordì con voce tremante la ragazzina. In silenzio, la invitai con lo sguardo a proseguire. «Ha avvicinato mio padre, gli ha detto che era un turista e chiedeva delle informazioni. Si comportava con eleganza, sa? Sembrava una persona importante, ma non era arrogante. Poi ci ha dato quegli ordini terribili, ma lo ha fatto come se ci stesse chiedendo come fosse andata la nostra giornata... Ci ha detto di ucciderci con assoluta indifferenza, come se non gli importasse.». "È un sociopatico: distaccamento emotivo" ragionai. Ancora peggio.
    «Che informazioni ha chiesto a tuo padre? Potresti riconoscerlo se lo vedessi di nuovo?» Amy si strinse nelle spalle. «Parlavano di codici, ma non stavo ascoltando: scrivevo ad un'amica. Sì, non potrei mai dimenticare quel volto. Posso... posso ritrarlo se vuole.» Mi fiondai in cucina, aprendo cassetti su cassetti alla ricerca di un blocco note e una penna. Dannazione, casa mia era una vera fogna! Butch ci aveva provato a dirmi di metterla a posto, ma non lo avevo mai ascoltato. Adesso, invece, quanto avrei voluto avergli dato retta! Trovai una penna, ma non la carta, così strappai il coperchio del cartone della pizza e portai tutto alla ragazzina che prontamente iniziò a disegnare. Attendevo con impazienza, lanciando frettolose occhiate al cartone mentre vedevo un volto sottile incorniciato da capelli spettinati prendere forma. Improvvisamente, sentii una voce che conoscevo più che bene provenire da fuori la porta: «Devo parlare con Arthur Locke!» Quella voce non poteva che provenire da Selina Kean, un'orfanella che viveva in strada. Era un vero e proprio gatto e una ladruncola abile. Aveva assistito ad un omicidio del quale mi ero interessato e da allora mi ronzava attorno. Diceva che ero un tipo a posto, ma probabilmente ero solo l'unico che conoscesse che non voleva fregarla. «È importante! Fammi passare! Un uomo sta facendo strane domande su di lui.»
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    Sorry per Selina, ma la amo troppo e non ho potuto non inserirla (prenditela con Gotham per la sua intromissione xD). Liberissima di muoverla e gestire tutto quanto come preferisci (questo tizio può anche non essere collegato all'Innestatore ma essere una coincidenza -tanto perché i guai non vengono mai da soli xD) ♥
     
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    Bruce operava in campo militare da tutta una vita, una vita all'interno della quale non aveva conosciuto nessun altro copione. Era nato per servire il Sistema, per combattere al fine di ristbilire l'ordine. Tutta la sua vita si era basato su quello e infiniti principi legati al Sistema delle Congreghe. Quando era nato, Bruce Sallister era al governo da una ventina d'anni, le Congreghe erano ancora una sorta di innovazione che si stava trasformando in normalità, ma i Morgan si erano sempre sentiti fortemente devoti alla causa, coinvolti fino al midollo nella missione dei protettori. Lui era stato fagocitato in quella medesima realtà e in quella stessa realtà stava proiettando i suoi figli; o, quantomeno, ci provava. Eppure, più gli anni passavano, più Bruce iniziava a pensare che sarebbe stato più saggio non averla, una famiglia. Non era solo a causa di Jasper che si sentiva inadatto al ruolo di padre, ma anche a causa del suo lavoro. Sì, affiliarsi all'Hydra gli aveva permesso di passare più tempo in casa coi figli, ma li aveva esposti acnhe ad un rischio maggiore: lui sarebbe potuto morire da un momento all'altro o qualcuno del calibro dell'Innestatore avrebbe potuto rivalersi sulla sua famiglia e di certo il Governatore non sarebbe intervenuto per garantire la sicurezza della sua famiglia. Non garantiva per i suoi agenti, figurarsi per i civili. Bruce lo sapeva e l'età lo portava a chiedersi come avesse potuto, per così tanti anni, sottostare ad un simile sistema senza dire nulla. La sua educazione aveva indubbiamente influito, così come le sue convinzioni. Bruce sapeva che per raggiungere un obiettivo complesso come l'ordine erano necessari dei sacrifici, ma alcuni gli sembravano eccessivi. Dopo il matrimonio con Vanessa e la Cerimonia di Jasper, una parte di lui si era ritrovata a chiedersi se non avesse esagerato con la rigidità dell'educazione impartita ai suoi figli. Ma a quarant'un anni, come avrebbe potuto cambiare sé stesso? Vi erano alcuni tratti del suo carattere talmente radicati in lui che nulla avrebbe potuto cambiarli, così come nulla avrebbe potuto cambiare la sua attitudine sul campo di battaglia. Quel giorno erano morte due persone innocenti, una delle quali per mano sua. Avrebbe potuto salvare i Wagner? Con più informazioni a disposizione, probabilmente sì. Si sentiva in colpa per quelle morti? No. Anche se era la sua mano che aveva premuto il grilletto, Bruce non avrebbe avuto problemi a dormire la notte, perchè la vita gli aveva insegnato che per perseguire il Bene a volte era necessario spingersi oltre i limiti dettati dalla morale umana e per salvaguardare molti, a volte il singolo andava sacrificato. E, in ogni caso, non era possibile salvare tutti. Poteva sembrare una frase fabbricata appositamente per lenir i sensi di colpa, ma Bruce sapeva che corrispondeva a verità. Cosa sarebbe successo, ad esempio, se lui avesse deciso di risparmiare il padre di Amy poichè innocente? Quante persone sarebbero morte a causa delle sue capacità da telecineta prima che lui riuscisse a fermarlo senza fargli del male? Inoltre, Bruce non poteva ignorare gli ordini. Essere un soldato comportava anche questo: saper accettare gli ordini, per quanto sbagliati potessero sembrare. Ma, in ogni caso, quell'ultimo fattore non costituiva più un problema. Noha aveva lasciato a lui il comando dell'operazione Innestatore: era suo il compito di fermare quell'uomo, suo il comando. Dalle sue scelte sarebbe dipeso il risultato della missione, così come le sorti sue e di Arthur. A fine missione avrebbe fatto rappporto e il leader dell'Hydra Squad avrebbe dato il suo verdetto, così come il Governatore. Con una questione delicata come quella, viste le premesse, il fallimento era dietro l'angolo. Anche perchè eseguire gli ordini poteva essere difficile, ma impartirli non era certo più semplice.

    Chiudersi la porta dell'appartamento di Arthur alle spalle e lasciare a lui l'interrogatorio, di conseguenza, gli parve la scelta più saggia: lui non era portato per quel genere di questioni. Il suo aspetto incuteva timore, i suoi modi freddi e distaccati mettevano a disagio e lui aveva bisogno che Amy Wagner parlasse liberamente. Sembrava fidarsi più di Arthur, dunque, pur non avendo testato le abilità della matricola, aveva deciso di dargli fiducia. Del resto, cos'altro avrebbe potuto fare? Non conosceva personalmente Arthur Locke, ma non avrebbe avuto altri rinforzi, dunque non ptoeva essere schizzinoso. In ogni caso, Bruce non avrebbe voluto altri membri dell'Hydra tra i piedi a meno che non fosse strettamente necessario: non solo perchè non li sopportava, ma anche e soprattutto perchè con un uomo del calibro dell'Innestatore era meglio non avere troppi sicari nello stesso luogo. Non conoscevano ancora la portata del dono di quell'individuo, ma se era stato in grado di ordinare a tre persone di suicidarsi in caso di fallimento e a far andare in porto quel suo ordine, allora doveva trattarsi di qualcuno con un dono particolarmente forte e pericoloso. Qualcuno del calibro di Magneto. "Altro che B-36" pensò con una smorfia, mentre si incamminva per il lungo corridoio, diretto al tetto. Arthur gli sembrava un uomo sin troppo testardo e propenso a fare di testa sua piuttosto che ascoltare gli ordini, ma si augurava che desse retta alla sua ultima affermazione: se lui fosse stato compromesso per Arthur le cose si sarebbero potute mettere male. Non era la presunzione a fargli formulare un simile pensiero, poichè non era nel DNA del capofamiglia Morgan vantarsi delle sue capacità, quanto piuttosto una fredda logica: Bruce aveva già abbattuto Arthur in passato. Si erano incontrati in un magazzino e il protettore aveva opposto resistenza e anche se ora conosceva il suo modus operandi, questo non gli garantiva automaticamente di riuscire a stenderlo se l'Innestatore li avesse messi uno contro l'altro. Bruce contava di riuscire ad opporre almeno una minima resistenza nei confronti del dono dell'uomo visto che la sua abilità gli garantiva una certa immunità per quel che riguardava quel tipo di intrusioni, ma sapeva di non poter essere ottimista. Forse avrebbe potuto rallentare gli effetti del dono dell'uomo - dando così la possibilità ad Arthur di ridurlo ad uno stato d'incoscienza - ma non di azzerarli. E anche se l'idea di morire ammazzato da Arthur non gli andava a genio, preferiva di gran lunga morire piuttosto che uccidere il collega. I suoi passi lo avrebbero condotto alla scala che portava al tetto dell'edificio, poichè quello era il punto da cui avrebbe potuto, con maggior facilità, tenere d'occhio il perimetro dello stabile e assicurarsi che non vi fossero movimenti sospetti. A metà corridoio, tuttavia, quando alle scale non era ancora arrivato, vide comparire una ragazzina che lo superò di corsa, chiaramente diretta all'appartamento di Arthur. In una circostanza differente, la avrebbe lasciata andare - cosa avrebbe mai potuto fare una ragazzina? - ma dopo aver visto con chi avevano a che fare, si voltò, afferrandola per il cappuccio della giacca e posizionandola davanti a sé. "Dove credi di andare?" le domandò troneggiando su di lei, mano pronta a scattare alla pistola. "Devo parlare con Arthur Locke! È importante! Fammi passare! Un uomo sta facendo strane domande su di lui." Bruce inarcò un sopracciglio, scettico, ma scortò la ragazzina fino alla porta dell'appartamento, posizionandosi davanti alla porta stessa per impedirle di entrare fino a quando non avesse avuto riscontro da Arthur circa l'identità della ragazza. Non serviva il suo occhio analitico per rendersi conto di quanta poca voglia avesse la ragazza di fare ciò che lui le diceva, ma Bruce le impedì di sgattaiolare come un gatto all'interno non appena aprì uno spiraglio per affacciarsi all'interno "La conosci?" domandò asciutto, e solo ad un cenno affermativo del collega la lasciò entrare, mano sempre pronta a scttare all'arma che portava con sé, per intervenire se la ragazza si fosse rivelata un messo dell'Innestatore. Era ancora lì sull'uscio, intento a tenere d'occhio la ragazzina e a seguire la sua conversazione con Arthur, quando udì dei passi lungo le scale. Fu allora che un uomo apparve in cima alle scale. "E' lei Arthur Locke?" Bruce lanciò un'occhiata all'interno dell'appartamento e socchiuse leggermente la porta "Chi lo cerca?" domandò, rimanendo in posizione; questa volta, la sua mano era già sul calcio dell'arma. L'uomo in fondo al corridoio tremava, vistosamente; da quella distanza era difficile dire se per rabbia o per paura "S-senta non ho tempo da perdere. Mi dica se conosce Arth..." "Sono io" asserì semplicemente, noncurante delle eventuali proteste che sarebbero potute arrivare dall'interno dell'appartamento. Inevitabile fu, per Bruce, domandarsi se quell'uomo cercava Arthur per delle questioni personali - visto l'area malfamata dove viveva il Protettore, poteva anche essere - o per conto dell'Innestatore. Ma, in quest'ultimo caso, era davvero possibile che l'uomo fosse già risalito alle loro identità?
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    Sinceramente non sapevo cosa fare con Selina *inserire scimmietta di WA che si copre gli occhi qui* Quindi lascio gestire a te; anche per i PNG sono stata vaga per lo stesso motivo, a te la scelta su cosa fare (e su come descriverli xD). #don'tjudgeme #don'thateme #YouknowthatIloveyou #andthatBruceloveArtie *altra scimmietta qui* Cioè, non sapevo proprio decidermi sulla questione "lo manda l'Innestatore o no?" quindi niente, passo la patata bollente a te xD E comunque Gotham mi fa male: mi sto immaginando Artie & Bruce in stile Jim e Bullock xD
     
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19 replies since 28/12/2015, 14:55   565 views
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